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Il territorio non va solo consumato

di Federico Oliva

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21 Gennaio 2008

La limitazione del "consumo di suolo" (utilizzo di suolo extraurbano, agricolo o naturale per nuovi usi insediativi) è una delle scelte strategiche per una effettiva sostenibilità urbanistica. Ciò, evidentemente, perché il suolo è una risorsa ambientale finita, non riproducibile e non rigenerabile e quindi la sua tutela, o la progressiva riduzione del suo consumo, è insita nel concetto stesso di sostenibilità.
Negli ultimi anni, l'avvento di un nuovo modello di sviluppo della città e del territorio ha aumentato in modo sensibile la quantità di suolo utilizzato per usi insediativi, residenziali o per attività, di suolo, cioè, trasformato artificialmente. Si tratta del processo di metropolizzazione del territorio, presente ormai in molte aree del nostro Paese; una crescita che tende a saldare aree urbane e metropolitane con i fenomeni di diffusione insediativa già presenti e oggi in ulteriore dilatazione.
La richiesta di una riduzione del consumo di suolo torna quindi oggi di attualità, ancora più che nel passato, quando rappresentava comunque una delle scelte fondamentali della migliore urbanistica italiana.
Tuttavia, molte delle voci che oggi reclamano, giustamente, una riduzione del consumo di suolo, non riescono a liberarsi da un'impostazione che oscilla tra la denuncia generica e quella ideologica, entrambe non basate su dati confrontabili e attendibili, che evidenzino innanzitutto la dimensione quantitativa del problema. I numeri più ricorrenti del consumo di suolo si basano, per esempio, sulla diminuzione del territorio agricolo evidenziata dalle foto satellitari ma non tengono conto che quasi la metà del territorio agricolo perduto in realtà si è trasformata in aree rinaturalizzate, in zone di rimboschimento favorite dagli incentivi comunitari; mentre i dati più eclatanti, le denunce più allarmate, conteggiano tra il consumo di suolo ogni forma di trasformazione del territorio, dalla realizzazione di nuove infrastrutture, alla diffusione di spazi verdi nei tessuti periurbani, comprendendo quindi anche misure di riqualificazione urbana e di arricchimento delle dotazioni territoriali, ma anche di compensazione ambientale. Una politica ambientale efficace non si può basare solo su misure di tutela e conservazione ma deve sviluppare anche adeguate misure di trasformazione, di "costruzione" di un nuovo ambiente urbano e territoriale.
L'unico dato certo riguarda la superficie attualmente urbanizzata, pari al 4,6% dell'intera superficie nazionale: se quindi la sua ulteriore crescita rappresenterebbe certamente una patologia grave per l'ambiente e il territorio, oggi sono presenti patologie ancora più gravi, come il degrado delle periferie, gli scempi del paesaggio, la sostanziale assenza delle problematiche energetiche nel governo del territorio, la mancanza di interventi di ecologia urbana in grado di ridurre il carico inquinante e soprattutto la cronica carenza di infrastrutture per una mobilità efficace e sostenibile.
Appare quindi del tutto opportuna una precisa normativa di contenimento del consumo di suolo, analoga a quella presente in diversi Paesi europei, che può essere promossa dallo Stato senza invadere il campo delle Regioni perché riguarda sue competenze specifiche, come l'ambiente e il paesaggio. Una normativa che garantisca alcune scelte concrete, come l'arresto della diffusione insediativa e l'uso o il riuso a fini insediativi di aree già urbanizzate o degradate piuttosto che una ulteriore occupazione di suolo extraurbano; scelte peraltro ben conosciute dall'urbanistica italiana che le ha sperimentate da molti anni nelle migliori esperienze di pianificazione ma che vanno oggi generalizzate prima che il consumo di suolo diventi un'ulteriore emergenza nazionale.
Anche per sostenere questa proposta di anticipazione della riforma, l'Inu ha avviato la formazione di un osservatorio sul consumo di suolo (in collaborazione con Legambiente) con l'obiettivo di produrre innanzitutto dati significativi e attendibili, finalizzati a giustificare e sostenere le scelte necessarie.
* Presidente dell'Istituto
nazionale di urbanistica *

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