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Cuffaro, il centrodestra boccia la mozione sulle dimissioni

di Umberto Lucentini

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24 gennaio 2008


Il parlamento siciliano ha bocciato la mozione di sfiducia presentata dal centrosinistra, primo firmatario Rita Borsellino, leader dell'opposizione all'Assemblea Regionale Siciliana. Con 53 voti contrari, e 32 a favore, la maggioranza di centrodestra dell'Ars dice che Cuffaro deve andare avanti malgrado la sentenza di condanna a 5 anni per favoreggiamento semplice di tre mafiosi e per rivelazione di segreto d'ufficio (con la pena accessoria dell'interdizione perpetua dai pubblici uffici).

Un voto che arriva dopo il dibattito all'Ars che però non chiude le proteste dell'opposizione, le manifestazioni preannunciate per sabato a Palermo anche dai giovani di "Addio pizzo" ("Cuffaro deve dimettersi") e molti malumori nel centrodestra.

Ma c'è, anche, la riflessione di Cuffaro su cosa fare adesso: «Sono consapevole di aver commesso degli errori nella mia esperienza umana e professionale, ma porto i miei valori di uomo dentro il ruolo di Pesidente della Regione. A chi mi dice di distinguere l'uomo dal politico dico che d'ora in poi sarò più attento e scrupoloso, ma continuerò ad essere amico di tutti. Ribadisco con forza il mio vero e convinto rispetto per le Istituzioni, se mi renderò conto che la mia vicenda penalizzerà l'istituzione, allora sì che valuterò la possibilità di dimettermi».

Il dibattito all'Assemblea Regionale Siciliana è stato aperto con la dichiarazione di Cuffaro, che ha ripercorso la sua vicenda giudiziaria poi finita nella condanna: «So di essere stato condannato con una sentenza durissima e sento una grande confusione. Ho provato un leggero conforto dopo la lettura della sentenza, è vero. Ma provate a pensare cosa ho passato negli ultimi cinque anni, quando la sera mi trovavo solo. Non auguro a nessuno, e soprattutto a chi mi ha attaccato, di provare quello che ho provato dal 2003 a oggi». Cuffaro ha poi attaccato due pm della Procura (che hanno replicato dicendo di aver già querelato mesi fa il governatore siciliano).

Una ricostruzione diversa da quella del tribunale di Palermo, che lo ha condannato per aver favorito, con le rivelazioni di indagini antimafia, il medico e boss Giuseppe Guttadauro (già condannato per mafia) e i medici Salvo Aragona e Mimmo Miceli (il primo condannato per mafia, il secondo indagato e poi condannato per concorso esterno).

«Cuffaro ha fatto in aula un processo al processo usando solo motivazioni personali» ha detto la Borsellino. «Ci sono i luoghi in cui il presidente ha potuto e potrà difendersi. Qui avrebbe dovuto spiegare il senso etico della sua permanenza nonostante una condanna così grave». Prima della votazione, la Borsellino aveva motivato la richiesta di dimissioni anche «per l'opportunità etica e morale che un presidente della Regione continui a ricoprire il ruolo dopo una condanna di tale peso e in un momento tanto importante per la Sicilia e la sua immagine grazie ai segnali di svolta che arrivano dalla società e dal mondo dell'imprenditoria».

Contro Cuffaro si era pronunciato prima del voto sulla mozione, sul suo blog, il presidente dell'Ars, Gianfranco Miccichè, che poche ore fa ha scritto: «Io al posto suo mi dimetterei. A Roma e a Palermo, in due distinti Parlamenti si dibatte sulla fiducia a due diversi Presidenti… Sono entrati in crisi due Governi di colore diverso. Se, come abbiamo detto, per entrambi il motivo scatenante è legato alla giustizia, è anche vero che, per entrambi, le ragioni vere del dibattito discendono dalla voglia di cambiamento che, a sua volta, discende da un malessere costante in cui vive la popolazione italiana e quella siciliana».

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