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Un fallimento chiamato Acerra

dal nostro inviato Roberto Galullo

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Mercoledí 09 Gennaio 2008


NAPOLI - Sono passati 10 anni, 5 commissari straordinari e tre presidenti di Regione, ma questo tempo – che fu sufficiente ai Romani per costruire, a partire dal 118 d.C, il Pantheon adrianeo – non è bastato ai campani per costruire neppure uno dei due termovalorizzatori previsti dal Piano regionale dei rifiuti del luglio 1997.

Quello di Acerra non sarà pronto prima del 2009 (secondo alcune previsioni pessimistiche) anche se il sottosegretario alla Presidenza del consiglio Enrico Letta ha affermato che entro la fine del mese dovrà essere indetta la gara per la gestione, in modo che i tre forni a griglia che bruceranno 2mila tonnellate di immondizia al giorno possano essere accesi in primavera. La cosa non è così scontata. A fine dicembre 2007 sul tavolo del Commissario straordinario Alessandro Pansa c'erano le manifestazioni di interesse dei gruppi Asm (Brescia) e della francese Veolia. Non mancano però i dubbi: quale sarà la lunghezza del contratto? E come smaltire le tonnellate di ecoballe finora accumulate e praticamente inservibili?

Mentre l'Italia attende l'ultimazione di quello di Acerra, sul secondo termovalorizzatore il Governo rilancia come al poker e alla previsione di Santa Maria la Fossa accompagna l'impianto di Salerno, che il sindaco Vincenzo De Luca reclama da un anno e mezzo (si veda «Il Sole-24 Ore» del 5 gennaio). Tre inceneritori che – come ha ricordato ieri la Commissione europea – sono tre belle intenzioni, in gran parte contenute proprio in quel piano-rifiuti del '97 definito «perfetto» da Pia Bucella, dirigente della Direzione ambiente a Bruxelles.

In mezzo a questa girandola è bene però mettere altri punti fermi. Per il secondo termovalorizzatore – che nel '97 avrebbe dovuto essere costruito a Battipaglia e successivamente fu spostato, solo sulla carta, a Santa Maria la Fossa – non c'è neppure l'ombra di un bando di gara. Nella migliore delle ipotesi, se il bando giungesse domani, l'impianto non sarebbe pronto prima di tre anni (al lordo dei ricorsi al Tar).

La storia degli annunci rischia così di scrivere pagine già lette sul ciclo dei rifiuti in Campania. Un libro fatto di accelerate e frenate: mai un'andatura da crociera.

Il primo bando di gara (1999) aveva affidato il servizio al raggruppamento vincitore Fibe-Fisia (gruppo Impregilo): la prima società avrebbe dovuto costruire e la seconda gestire. Impregilo aveva offerto circa 41 centesimi per ogni kg smaltito, per un totale di 670 milioni di euro. Partner erano il gruppo Babcock Gmbh ed Evo Oberhausen Ag, costruttori delle centrali tedesche di Colonia e Amburgo. Nel novembre 2005 il contratto con il gruppo Impregilo è stato rescisso ma è rimasto in carico alla Fibe il completamento di 7 impianti di Cdr (il combustibile derivato dai rifiuti) a Santa Maria Capua Vetere, Tufino (sequestrato dalla Procura di Nola ad agosto 2006), Casalduni, Pianodardine, Giugliano, Caivano e Battipaglia.

Rescisso il contratto con la Fibe – che perdeva circa 12 milioni di euro al mese visto che le ecoballe accumulate e non trattabili dovevano essere trasportate in Germania – la Campania ha detto arrivederci anche al secondo impianto. «L'unica cosa certa – spiega sconsolato il senatore del gruppo Misto Tommaso Sodano, memoria storica della vicenda – è il parere positivo di valutazione di impatto ambientale del luglio 2007. Per il resto solo parole. Anche se la gara fosse indetta oggi, questo impianto resterebbe comunque fuori dai contributi del Governo. E per lo stesso impianto di Acerra sarà il ministero per lo Sviluppo economico a pronunciarsi entro maggio anche se è possibile che, essendo in costruzione, possa usufruirne. Mi domando comunque come sia possibile prevedere due impianti, Acerra e Santa Maria la Fossa, nel raggio di 15 km di distanza. E in assenza di un piano che ruoti intorno alla raccolta differenziata, che senso ha parlare oggi di tre termovalorizzatori?».

In attesa degli sviluppi e dell'arrivo dell'Esercito c'è un'altra cosa certa: il tira e molla tra Giustizia e gruppo Impregilo al quale la magistratura il 27 giugno ha sequestrato 753 milioni e lo ha interdetto per un anno dalla contrazione con la pubblica amministrazione di rapporti relativi allo smaltimento e al trattamento dei rifiuti. In piena emergenza già nell'estate dello scorso anno, il Gip del Tribunale di Napoli Rosanna Saraceno, accogliendo le richieste dei procuratori Giuseppe Novello e Paolo Sirleo, aveva infatti emesso un'ordinanza con la quale le società del gruppo (tra cui Fibe e Fisia) venivano accusate di raggiri e truffe con la connivenza di chi doveva vigilare. Non a caso tra i 23 indagati figura il Governatore Bassolino.

LE TAPPE LEGALI


14 gennaio
Udienza preliminare presso il Tribunale di Napoli che potrebbe slittare al 21. Tra i 23 indagati il Governatore Antonio Bassolino (ex commissario straordinario), l'ex vice commissario Raffaele Vanoli, l'ex sub commissario Giulio Facchi, l'ex direttore tecnico Salvatore Acampora e i responsabili di Impregilo, Fibia e Fisia
17 gennaio
Il Tribunale del riesame si pronuncerà sull'interdizione di un anno al gruppo Impregilo da rapporti con la Pa
26 febbraio
Udienza in Cassazione contro il sequestro di 753 milioni al gruppo Impregilo

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