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C'è una Napoli con le strade pulite: quella dei clan

di Francesco Benucci

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12 gennaio 2008

Corso Secondigliano, a Napoli, è uno stradone di un paio di chilometri. I sacchetti di rifiuti e ogni genere di scarto invadono in alcuni punti anche la carreggiata stradale fino a creare strettoie che generano file interminabili di auto. Pochi metri più avanti, subito dopo il Quadrivio di Arzano, superato il Rione Berlingieri e lasciato alle spalle anche il supercarcere che costituisce il panorama per gli abitanti dei palazzoni degradati della 167, c'è Scampia, il palcoscenico di una della faide sanguinarie più efferate degli ultimi anni, quella tra il clan camorristico Di Lauro e i famigerati Scissionisti (Amato-Pagano). Qui quasi per incanto, le strade, a cominciare dalla tristemente nota via Bakù – luogo spesso scelto per regolamenti di conti tra cosche – sono quasi del tutto prive di sacchetti e rifiuti maleodoranti. Quasi del tutto, perché poi, se si imbocca una stradina senza neppure nome, prospiciente proprio via Bakù, c'è il distretto 6 dell'Asia, l'azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti a Napoli. E lo spettacolo è desolante, triste, mortificante: cumuli di rifiuti lasciati a macerare da cui spunta una bandiera dell'Italia.
Casualità o strategia precisa? Pulizia occasionale oppure organizzazione di alcuni clan che sfruttano anche questa emergenza di Napoli per affermare, rispetto ai cittadini, la propria supremazia rispetto allo Stato? Forse tutte e due. Difficile però dare una risposta netta. Men che meno averne di ufficiali. Ma per paradosso, in questa storia di ordinaria emergenza che sta mettendo in ginocchio Napoli e la Campania agli occhi del mondo, accade che andando in giro per il capoluogo e il suo hinterland - anche nei giorni caldissimi della crisi – si scoprono spesso queste "isole ecologiche" che per caso o specificamente coincidono con aree dove la presenza criminale è più forte.
Non si tratta di un teorema, non potrebbe esserlo: il caso di Pianura, dove imperano i clan Lago e Mele è emblematico e racconta una storia diversa. Quella di un quartiere per stessa ammissione degli agenti della Digos (a Napoli guidati da Antonio Sbordone), e della Squadra Mobile (capitanati da Vittorio Pisani), praticamente precluso agli uomini delle Forze dell'ordine per giorni interi, ma sommerso da tonnellate di rifiuti prima ancora di essere sito per discarica. Lì semmai, spiegano ancora gli uomini della Digos, gli affiliati dei clan hanno sfruttato l'occasione dell'emergenza per riaffermare la propria supremazia territoriale dopo che per mesi avevano perso "autorevolezza", visto che Pianura era stata al centro di iniziative volte proprio a contrastare un'azione camorristica tipica come quella delle estorsioni.
Certo fa riflettere come in via dell'Epomeo – strada che porta proprio a via della Montagna Spaccata a Pianura, il teatro degli scontri più durui di questi giorni e dove a farla da padrone pare siano i clan Leone e Cutolo che si dividono il predominio nel quartiere Fuorigrotta – i rifiuti non si sono mai ammassati.
Restano dunque troppi i casi in cui l'equazione camorra-pulizia delle strade pare confermata. Altro esempio, il feudo del clan Misso e degli altri Scissionisti (Salvatore e Nicola Torino), il Rione Sanità: pulito all'inverosimile, quasi con strade tirate a lucido. Basta uscire a sud di quel dedalo di viuzze e mercatini, per immettersi sull'importante arteria via Foria: qui, davanti alla stazione del metrò di Piazza Cavour o del Museo Archeologico, i cumuli di rifiuti sono stati addirittura coperti con teloni nel tentativo di celare lo scempio e attenuare i miasmi maleodoranti.
A pochi metri dal Rione Sanità, c'è via Duomo: anche l'immagine della cattedrale, meta continua di turisti e pellegrini, è sfregiata da montagne di rifiuti. Anche scegliendo di percorrere la zona a nord della Sanità, quella della Salita Santa Teresa, il discorso non cambia.
Quasi lindi e pinti – a differenza delle vie del centro come quella Via Medina sede della Questura dove troneggiano sacchetti e scatoloni di ogni genere – anche i vicoletti dei Quartieri Spagnoli: pure nei giorni di massima emergenza, ogni mattina le strade apparivano ripulite: da via San Carlo alle Mortelle a piazzetta Santa Caterina da Siena. In queste aree, la nomenklatura camorristica fotografata da varie indagini, attesta un dominio delle famiglie Russo e Di Biase. Per i tecnici del commissariato ai rifiuti, spiegano, la pulizia delle stradine dei Quartieri Spagnoli è quasi un obbligo: i rifiuti avrebbero completamente bloccato una serie di passaggi che costituiscono viabilità principale per collegare il quartiere collinare del Vomero al centro cittadino.
Resta una domanda: come mai altre strade con conformazione e strategicità simile (vedi il collegamento, per esempio, tra San Martino e il Vomero) sono state lasciate stracolme di rifiuti tanto da impedire la circolazione delle auto per giorni? E che dire della provincia? L'immagine offerta è analoga a quelle della città. A San Sebastiano al Vesuvio (clan Sarno), giusto per esempio, le strade sono immacolate. Non è così a San Giorgio a Cremano dove le tonnellate di rifiuti arrivano fino ai primi piani delle abitazioni.
«A Napoli la camorra viene usata come causa di tutti i mali», commenta scettico il capo della Mobile, Vittorio Pisani. «Ma io penso – aggiunge – che in questa emergenza conti più l'illegalità diffusa che la criminalità organizzata. In questa provincia il 39% di popolazione ha precedenti penali». Il ragionamento degli inquirenti semmai è un altro: la camorra, anche in questa circostanza, continua ad occupare spazi lasciati liberi dalla cattiva amministrazione. Tanto che dalla Procura azzardano un'ipotesi: una sorta di raccolta differenziata. Ma per peso di aree, potentati e clan.

francesco.benucci@ilsole24ore.com

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