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Calabria, Loiero indagato nell'inchiesta «Why not»

di Roberto Galullo

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7 Febbraio 2008
Il presidente della Regione Calabria, Agazio Loiero (Ansa)
La copia del provvedimento della Procura di Catanzaro

Il Presidente e tutti gli uomini del Presidente stretti nella morsa della magistratura calabrese. Il presidente è quello della Regione Calabria, Agazio Loiero, raggiunto ieri da un avviso di garanzia per corruzione semplice e corruzione elettorale, emesso dalla Procura della Repubblica di Catanzaro, che ha anche disposto una serie di perquisizioni in case e uffici di proprietà del Governatore e altri indagati. Durante le perquisizioni – in 16 società e presso il Comitato per Agazio Loiero presidente – sono stati sequestrati dai Carabinieri del nucleo provinciale di Catanzaro documenti e file.
Nel provvedimento emesso dalla Procura generale, tra le altre cose, si fa riferimento a un versamento di 100mila euro effettuato in due tranche uguali nel 2005 da parte degli imprenditori Antonio Saladino e Tonino Gatto a favore di Loiero che, in cambio, avrebbe favorito società vicine ai due.
Il Governatore – che ha incassato la solidarietà della Giunta e la richiesta di dimissioni dell'opposizione – ha detto che dimostrerà di essere totalmente estraneo ai fatti anche se, ha aggiunto, «non so chi potrà risarcire me e il danno d'immagine alla mia terra». «Le accuse – ha precisato – sono vaghe e si fa riferimento a presunti finanziamenti che avrei ottenuto in cambio di favori. Ma nei capi di imputazione di quei favori non c'è traccia. Anzi, c'è la prova del contrario. Nelle intercettazioni telefoniche, Saladino si lamenta dell'atteggiamento estremamente rigido che avevo assunto nei confronti dei giovani di Why Not».
Loiero ha poi affidato al portavoce il compito di mettere in evidenza alcune supposte incongruenze dei magistrati, come quella per la quale nel provvedimento non ci sarebbe alcun oggetto di corruzione né alcun abuso d'ufficio attribuibile al Governatore. I 100mila euro, inoltre, sarebbero stati rendicontati. L'accusa di corruzione elettorale non sarebbe credibile anche perché Loiero «viaggiava con il vento in poppa» e in ogni caso «se anche il reato fosse stato commesso, sarebbe prescritto dal 20 aprile 2007».
Ma la magistratura – dopo che De Magistris è uscito di scena – in realtà sta continuando sulla stessa falsariga del Pm napoletano. A essere di nuovo al centro delle indagini, sono, infatti, gli uomini del presidente intorno ai quali, a partire dal 15 giugno 2007, la procura sta stringendo il cerchio per venire a capo del comitato d'affari che, secondo il Pm Luigi De Magistris, in Calabria si spartisce i fondi pubblici ed europei.
Alcuni nomi tornano, altri spuntano a sorpresa in questo nuovo filone di indagine, una costola dell'inchiesta Why Not avocata a De Magistris, condotta dai magistrati Pierpaolo Bruni e Alfredo Garbati. Antonio Saladino, ex presidente della Compagnia delle Opere in Calabria, è il perno intorno al quale ruota tutto: non a caso sono state perquisite le sedi di Obiettivo Lavoro di Cosenza, Lamezia e Crotone (di cui Saladino è stato per anni responsabile) e Need di Lamezia Terme, di cui è ancora il referente.
Il suo nome emerge nell'inchiesta Why Not insieme a quella di un altro indagato raggiunto ieri da un nuovo avviso di garanzia e perquisizioni: Francesco De Grano, direttore generale del Dipartimento attività produttive della Regione. De Grano sarebbe – secondo le nuove accuse – una delle porte girevoli intorno alle quali orientare le risorse pubbliche a favore dei soliti noti: le società costituite da Saladino o comunque nella sfera della Compagnia delle Opere. Non va dimenticato che De Grano è fratello di Mariella De Grano, anch'essa ancora indagata da ieri, e moglie di Pietro Macrì.
Quest'ultimo – secondo il Pm De Magistris – quale amministratore delegato della società Met sviluppo ricevette dalla società Why Not riconducibile a Saladino 250mila euro per un programma informatico inservibile. Fondi che poi servirono per lo sviluppo del sito web "Laboratorio democratico europeo", il cui presidente, l'onorevole Sandro Gozi era persona vicina a De Grano, Macrì e all'ex presidente del Consiglio Romano Prodi anch'esso indagato nella vicenda Why Not con l'ex Guardasigilli Clemente Mastella. Anche gli uffici di Macrì sono stati perquisiti ieri e nei confronti di Gozi è stato emesso un nuovo decreto di perquisizione e sequestro. Insomma: scatole cinese di nomi e società autoreferenziali.
Altro nome che compare – mai come indagato – è quello di Tonino Gatto, uomo vicinissimo a Loiero e alla Compagnia delle Opere ma – soprattutto – presidente della catena di supermercati Despar e, secondo i rumor di mercato, interessato all'acquisto dei centri Carrefour al Sud in caso di dismissioni da parte del gruppo francese.
Tra i nomi del Presidente intorno al quale si stringe il cerchio dei magistrati figura per la prima volta Eugenio Ripepe. Quando fu chiamato nel giugno 2007 da Loiero a fare il presidente della Sacal (la società che gestisce l'aeroporto di Lamezia Terme e i cui uffici sono stati perquisiti) il sindaco di Lamezia, Gianni Speranza, che aveva un proprio candidato alla guida, navigò su internet per saperne di più. Uno sconosciuto con un solo passato: ex presidente dell'Aci di Catanzaro. Ripepe – che si dichiara estraneo ai fatti – è l'anticamera di Loiero, essendone il capo struttura del gabinetto.

IL SECONDO «FILONE»
L'inchiesta
L'inchiesta Why Not – dal nome di una delle società ritenute riconducibili all'imprenditore Antonio Saladino – esplode nel giugno 2007 quando il Pm Luigi De Magistris indaga su un comitato d'affari (capeggiato dallo stesso Saladino, ex presidente calabrese della Compagnia delle Opere) che in Calabria si spartirebbe fondi pubblici ed europei
Gli indagati
Nell'inchiesta 20 indagati, ai quali nel corso dei mesi si aggiungono nomi eccellenti quali quello dell'ex presidente del Consiglio e dell'ex ministro della Giustizia Clemente Mastella. Nel nuovo filone d'inchiesta, da ieri si aggiunge anche il nome del Governatore della Calabria Agazio Loiero

LE IPOTESI DEI PM
L'accusa a Loiero
Corruzione semplice e corruzione elettorale sono i reati contestati al presidente della Giunta regionale della Calabria, Agazio Loiero, nell'ambito dell'inchiesta «Why not», avocata nei mesi scorsi dalla Procura generale di Catanzaro dal pm Luigi De Magistris (nella foto)
I fatti contestati riguarderebbero il periodo della campagna elettorale per le regionali del 2005: nel provvedimento della Procura generale si fa riferimento a un versamento di 100mila euro effettuato in due tranche uguali da parte degli imprenditori Antonio Saladino (Compagnia delle opere della Calabria, nella foto) e Tonino Gatto (titolare di numerosi centri commerciali), a favore di Loiero che, in cambio, avrebbe favorito società a loro vicine
La replica del Governatore
Per Loiero «le accuse sono vaghe e si fa riferimento a presunti finanziamenti che avrei ottenuto in cambio di favori. Ma nei capi di imputazione di quei favori non c'è traccia. Anzi, c'è la prova del contrario

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