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Il «dream team» del Cavaliere tenta Caprotti e Paolucci

di Paolo Madron

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20 Febbraio 2008

«I have a dream», racconta al Sole 24 Ore - incrociando le dita - un noto esponente di Forza Italia, ora Popolo della libertà. «Bernardo Caprotti candidato per il Senato in Lombardia». Il «dream» (così come per Umberto Paolucci) è condiviso da chi a Roma si sta occupando a tempo pieno di collegi, liste, candidati e aspiranti tali per il centro-destra. La speranza, assai remota conoscendo il personaggio, è che l'ottantaduenne patron di Esselunga risponda «Yes I can».
Chiedere è lecito, e intorno all'autore del fortunato «Falce e carrello», il durissimo attacco alle Coop e al loro sistema di potere che nei mesi scorsi ha spopolato in libreria, sta per partire una poderosa opera di convincimento. Nonché la richiesta che sia Silvio Berlusconi in persona a cercare di persuaderlo, facendo leva sulla indiscussa fede forzaitaliota di colui che sin dalle origini è stato uno dei più generosi finanziatori del partito.
Dentro il Pdl danno invece per sicura la candidatura di Umberto Paolucci, storico presidente di Microsoft Italia, che giusto lunedì scorso ha partecipato alla cena seguita al dibattito tra Sandro Bondi e Antonio Polito (l'ex direttore del Riformista ha bollato con parole di fuoco l'apparentamento del Pd con le truppe dipietriste) al Circolo di Milano. Al tavolo, oltre a Marcello Dell'Utri, il fondatore dei Circoli del buon governo, da non confondere con quelli della libertà, c'era anche Luca Ferrarini, l'industriale di Reggio Emilia da sempre su posizioni politiche berlusconiane. Interpellato in proposito Paolucci, che oltre a Microsoft si occupa da poco più di un anno dell'Enit (su nomina di Francesco Rutelli) - «per spirito di servizio e invito bipartisan» ci tiene a precisare - si schermisce. Sa che il suo nome è stato fatto a più riprese, ma assicura che di ufficiale non c'è ancora nulla. Ma mentre Caprotti è un desiderio, a Roma danno Paolucci per quasi sicuro. Sicurissima, invece, la candidatura (ma non si sa ancora in che collegio) di Lara Comi, una giovane di Forza Italia che gode dell'alta stima del Cavaliere. Ma su di lei e sulle sue iniziative persino Google è avaro di informazioni.
A precisa richiesta se i nomi di Caprotti e Paolucci fossero la risposta al Pd che ha candidato Matteo Colaninno, il presidente dei Giovani industriali, a capolista alla Camera nel collegio Lombardia 1, un dirigente del Pdl ha risposto ammiccando che «no, noi un imprenditore capolista ce lo abbiamo già, è il migliore di tutti». E ha poi aggiunto di ritenere quella di Colaninno null'altro che un'operazione di facciata in puro stile veltroniano.
A Milano, ma anche a Roma, si discute anche molto della futura collocazione di Michela Vittoria Brambilla e dei suoi stretti collaboratori nei Circoli della libertà. Le pretese, dicono i molti che nell'entourage di Berlusconi la vedono come fumo negli occhi, sarebbero esorbitanti: una ventina di deputati e per lei la poltrona di ministro dell'Ambiente. Ben più magra la controfferta: tre deputati, e in quanto al ministero se ne parla. Per il momento si fa pretattica con qualche affondo, come quello che la stessa Brambilla avrebbe portato contro Denis Verdini, il deputato toscano al quale a suo tempo Berlusconi aveva affidato un mandato esplorativo per rifondare Forza Italia, e che ora si occupa della formazione delle liste. Comunque è chiaro che alla fine sul ruolo della presidentessa dei Circoli e dei suoi accoliti sarà Lui a decidere. Intanto, giusto per mettere le mani avanti, l'imprenditrice ittica di Calolziocorte ha aperto michelavittoriabrambilla.it, un sito in costruzione dove per ora campeggiano in sequenza alcune sue foto, ma che sarà messo a regime nel momento in cui la campagna elettorale entrerà nel vivo.
Ma il problema che in questo momento assilla di più i vertici del Pdl è un altro. Scontata infatti una larga maggioranza alla Camera, è il Senato che non promette nulla di buono. Secondo gli ultimi, segretissimi sondaggi commissionati, a Palazzo Madama il vantaggio sarebbe a tutt'oggi di cinque/sette senatori. Pochi, pochissimi, per non evocare incubi e travagli patiti dal Governo Prodi. Quindi è sul Senato che bisogna assolutamente azzeccare le candidature, in modo tale da raccogliere il maggior numero di consensi. Quella di candidare Caprotti era certo un'ottima idea, peraltro non del tutto tramontata perché da qui alla presentazione delle liste la campagna, come la Esse dei suoi supermercati, è ancora lunga.

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