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Volantino di minacce al vescovo di Gela

di Umberto Lucentini

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11 febbraio 2008

Un volantino fotocopiato e passato di mano in mano, a Gela ora le minacce arrivano così. Destinatario il vescovo di Gela, Michele Pennisi, indicato come responsabile della mancata celebrazione nella chiesa Madre del funerale di un boss mafioso ucciso dalla polizia mentre tentava di sfuggire alla cattura. Si intreccia di nuovo il destino tra monsignor Pennisi e il capocosca gelese Daniele Emmanuello, per il quale le esequie furono celebrate nella cappella del cimitero.

Il volantino, distribuito in poche copie perché subito sequestrato dalla polizia, indicava magistrati, poliziotti e vescovo come "il vero potere mafioso".
Gli inquirenti per adesso parlano di "frasi farneticanti", ma la vicenda non viene sottovalutata, soprattutto dopo che venerdì si è avuta notizia del progetto delle cosche di un attentato contro il sindaco di Gela, Rosario Crocetta, da sempre in prima linea contro la mafia.

Emmanuello venne ucciso il 3 dicembre scorso nelle campagne di Villarosa, nell'Ennese: tentava di sfuggire ai poliziotti che lo avevano scovato in un casolare dopo anni di latitanza. Per quella morte il "mandante morale" è stato indicato dai congiunti del boss ucciso nel sindaco di Gela, Rosario Crocetta. I familiari di Emmanuello protestarono davanti alla Prefettura di Caltanissetta, con un sit-in, chiedendo che il funerale del congiunto venisse celebrato nella Madrice. Una proposta esclusa per motivi di ordine pubblico, tanto che il rito venne celebrato nella chiesa del cimitero.

Il giorno del trigesimo della morte di Emmanuello, il sindaco Crocetta celebrò in Municipio la "giornata della legalità", premiando i poliziotti che avevano partecipato alla ricerca del boss per lunghi mesi, dal giorno della sua fuga a quello della cattura finita con la sua morte. Pochi giorni fa l'intercettazione in cui due mafiosi dicevano che Crocetta "deve essere eliminato nonostante la scorta". Ora il volantino, semi-clandestino ma sempre fonte di allarme.
«Sono serenissimo e tranquillo» dice Pennisi, che è vescovo di Gela e di Piazza Armerina e nei mesi scorsi ha dato il suo sostegno alle iniziative contro il racket delle associazioni siciliane e di Confindustria. «Continuo a svolgere il mio ministero in tranquillità. Ho saputo di quel volantino fotocopiato da pochi giorni, ma io non cambio. Ho saputo che la polizia viene duramente attaccata per avere ucciso Daniele Emmanuello, mentre io sarei colpevole per non avere permesso che il funerale si celebrasse in chiesa e ci sarebbe scritto che "la Chiesa non deve obbedire allo Stato". Ma c'era un divieto da parte delle autorità civili e io debbo attenermi». Il Comitato per l'ordine e la sicurezza, riunitosi oggi in Prefettura, ha assegnato un servizio di vigilanza a monsignor Pennisi.

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