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Veltroni lascia Roma, approvato il Piano regolatore

di Massimo Frontera

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13 febbraio 2008

Veltroni incassa la ratifica del piano regolatore, approvato ieri sera dal Consiglio comunale con 37 sì 20 voti contrari; e oggi stesso si dimetterà da sindaco per dedicarsi alla campagna elettorale. Ma deve però rinunciare a tre importanti varianti al Prg che avrebbero concesso aumenti volumetrici o cambi di destinazione d'uso su alcune vaste aree della Capitale: le Torri dell'Eur, la centralità della Bufalotta e quella di Alitalia-Magliana, tutte operazioni legate al nome di Pierluigi Toti (ma non solo), costruttore e immobiliarista in ottimi rapporti con il sindaco di Roma.
Questa operazione non è passata e Veltroni ne esce anzi un po' ammaccato. Un risultato che ha un nome e un cognome: Francesco Gaetano Caltagirone. È stato l'editore del quotidiano romano «Il Messaggero» – e primo costruttore della Capitale – a denunciare la manovra ed attaccarla con una campagna stampa che, alla fine, ha ottenuto lo scopo: archiviare le tre delibere. La patata bollente passa ora nelle mani del prossimo sindaco della Capitale. A comunicare la resa è stato lo stesso assessore all'Urbanistica, Roberto Morassut: «Con le dimissioni del sindaco si entrerà in una fase ordinaria del consiglio comunale: è giusto ritenere che le varianti vengano consegnate a chi, nella pienezza dei suoi poteri, potrà valutarle».

L'opposizione, intanto, canta vittoria. «La consiliatura termina male, con una grave scorrettezza della maggioranza nei confronti dell'opposizione, ma soprattutto con una forzatura ai danni della città», sottolinea il presidente della Federazione di Roma di An, Gianni Alemanno, che annuncia anche l'impugnazione al Tar della delibera di ratifica del nuovo Prg.
Il nuovo piano regolatore, ha invece commentato Veltroni, «è stato approvato dalla democrazia della città. Oggi abbiamo scritto una pagina di storia di Roma».

Ma le tre delibere mancate hanno anche tracciato una mappa degli interessi dei maggiori costruttori della Capitale, confermando l'intreccio fra mattone e carta stampata. Anche Domenico Bonifaci, per esempio, costruttore romano ed editore del «Tempo», ha attaccato il nuovo Prg di Veltroni colpendo il suo vero punto debole: la tutela delle aree verdi che esclude la perequazione urbanistica e punta invece tutto sull'esproprio. Strumento che, alla luce di nuove recenti norme (Finanziaria 2008), fanno schizzare alle stelle – oltre 6 miliardi – i già ingestibili costi degli espropri a carico del Comune. Bonifaci, tuttavia, non pare avere motivi di dispiacersi dall'approvazione del Prg. I problemi, semmai, gli vengono da alcuni "colleghi". L'immobiliarista Sergio Scarpellini, per esempio, ha impugnato al Tar una delibera comunale che ha concesso a Bonifaci l'"atterraggio" di cubature aggiuntive su una lottizzazione all'Acqua Acetosa; un'area che era stata ceduta a Bonifaci proprio da Scarpellini.

A sua volta, Scarpellini, titolare della centralità di Romanina, saluta la ratifica del nuovo Prg solo con un mezzo sorriso. Anche lui, infatti, come Toti, dovrà attendere il nuovo sindaco per rinnovare una richiesta avanzata al Comune e finora rimasta senza risposta: un bell'aumento di cubature sulla Romanina in cambio di 250 milioni cash per finanziare il prolungamento nell'area della metropolitana. Sarà questa una fra le prossime maxi delibere in variante al Prg?
E poi c'è Silvano Toti, anche lui un costruttore e immobiliarista con un piede nell'editoria, grazie al 5,15% di Rcs. È lui il principale danneggiato dalle delibere mancate, soprattutto per l'area Alitalia-Magliana, dove il progetto Millennium (residenze di pregio) entra a gamba tesa (con progetto firmato dall'archistar Richard Rogers) in una Centralità già pianificata.
Alla Bufalotta, invece, Toti è in compagnia di Parnasi, la centralità dove la delibera mancata avrebbe concesso la trasformazione di un milione di metri cubi da terziario a residenze.
Semaforo rosso anche sul progetto Alfiere, dove Toti, insieme al gruppo Santarelli e all'Immobiliare Lombarda di Ligresti, è in partenrship con Fintecna (100% Tesoro) nella trasformazione delle ex torri delle Finanze in un complesso da 400 appartamenti di lusso che da una parte guardano il laghetto dell'Eur e dall'altra la Nuvola del nuovo centro congressi di Fuksas.
Ma fra i due – Toti e Veltroni – chi esce più danneggiato? Forse la verità, come si sussurra fra i costruttori romani, è da cercare nelle logiche del business più che in quelle della politica. Chi occupa il primo posto fra i costruttori della Capitale non può vedere di buon occhio l'incremento dell'offerta abitativa della concorrenza, proprio nel momento in cui la contrazione del mercato immobiliare fa capire che non c'è più posto per tutti.

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