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I dieci misteri irrisolti del caso Moro

di Daniele Biacchessi

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15 marzo 2008

16 marzo 1978. Trent'anni fa. Roma, Via del Forte Trionfale. Poco prima delle 9. Il presidente della Democrazia Cristiana Aldo Moro esce dalla sua abitazione. Lo accompagnano gli uomini della scorta. Domenico Ricci, Raffaele Jozzino,Giulio Rivera. Francesco Zizzi, Oreste Leonardi. In via Fani, i brigatisti sono già tutti nella loro posizione di tiro. Rita Algranati all'angolo della strada con un mazzo di fiori in mano, segnala a Mario Moretti l'arrivo del convoglio di Moro. Raffaele Fiore, Prospero Gallinari, Valerio Morucci e Franco Bonisoli, vestiti da avieri, si piazzano dietro ad una siepe. Gli altri componenti del commando sono Barbara Balzerani, Roberto Seghetti, Alessio Casimirri e Alvaro Lojacono. Alle 9,03 si scatena l'inferno. E' l'attacco delle Brigate Rosse al cuore dello Stato. Gli uomini della scorta vengono tutti uccisi. Moro viene rapito. L'azione dura quattro minuti. In via Fani vengono raccolti 93 bossoli, 22 provengono da uno dei quattro mitra in dotazione al gruppo di terroristi vestiti da avieri. Le armi usate sono sei. I colpi sono calibro 9 lungo.

Aldo Moro viene trasportato nella base di via Montalcini 8 interno 1. Lo attendono Germano Maccari, Laura Braghetti e Prospero Gallinari.. Mario Moretti si cala il passamontagna e avvia il primo interrogatorio di Moro nella cosiddetta "prigione del popolo". Esattamente da quel momento inizia il calvario dello statista democristiano. Si snoda dalla strage di via Fani, il 16 marzo, fino al ritrovamento del suo cadavere nel baule di una Renault 4 rossa, il 9 maggio, in via Caetani, a Roma.
Per 55 giorni, il Paese segue la vicenda con passione e forte preoccupazione, tra speranze, delusioni, rabbia, fermezza e trattative segrete, comunicati dei brigatisti, lettere di Moro, telefonate dei terroristi ai centralini dei quotidiani, gravi depistaggi di funzionari dello Stato. Trent'anni dopo restano molti interrogativi: si poteva salvare Aldo Moro? I brigatisti hanno raccontato tutto? Gli inquirenti erano a conoscenza dei piani dei terroristi?

Sulla vicenda sono stati scritti libri seri, altri improntati alla mera dietrologia, sono state formulate teorie bislacche e altre più verosimili. Restiamo ai fatti. Sono almeno dieci i misteri irrisolti del caso-Moro

L'ANNUNCIO
16 marzo 1978, ore 8,30.
Numerosi testimoni sostengono di aver ascoltato da Radio Città Futura, emittente di movimento, qualcuno adombrare la possibilità di un attentato contro un personaggio politico. Davanti agli inquirenti, Renzo Rossellini, direttore della radio, ammetterà di aver solo accennato ad un'ipotesi: "Negli ambienti dell'estrema sinistra circolava la notizia: che, in occasione della formazione de nuovo governo di unità nazionale, le Brigate Rosse stessero per tentare, molto prossimamente, forse lo stesso giorno, un'azione spettacolare, forse contro Aldo Moro."
IL COLONNELLO DEL SISMI
16 marzo 1978, ore 9.
In via Fani, è presente il colonnello Camillo Guglielmi, ufficiale del Sismi, il servizio segreto militare, addetto all'Ufficio "R" per il controllo e la sicurezza. Anni dopo, davanti ai magistrati, il colonnello Guglielmi offre la sua versione: "Stavo andando a pranzo da un collega che abitava in via Stresa, a pochi passi dal luogo della strage".
LA MOTO
16 marzo 1978, ore 9, 03.
Durante l'agguato, in via Fani transita una moto Honda di grossa cilindrata con due persone a bordo. Una spara alcuni colpi di mitra contro due testimoni. Nessun investigatore ha mai identificato queste persone. Nessuna conferma è mai giunta dai brigatisti, irriducibili, pentiti o dissociati.

LA MANCATA PERQUISIZIONE
17 marzo 1978, di sera.
Alla direzione della Polizia giunge una segnalazione precisa: in via Gradoli, una traversa di via Cassia, al numero civico 96, vi è un covo delle Brigate Rosse. In quello stabile, all'interno 11, vivono da giorni Mario Moretti e Barbara Balzerani.
18 marzo 1978, prima mattina.
Agenti di polizia perquisiscono gli appartamenti di via Gradoli 96, tranne uno, quello occupato dai brigatisti.

LA SEDUTA SPIRITICA

2 aprile 1978.
Località Zappolino, provincia di Bologna, appennino tosco - emiliano. Un gruppo di professori universitari tiene una seduta spiritica. Nel gioco del piattino compare la parola "Gradoli". Le persone presenti a Zappolino sono Mario e Gabriella Baldassarri, Franco e Gabriella Bernardi, Alberto, Carlo, Adriana e Licia Clò, Romano e Flavia Prodi, Fabio Gobbo.
IL BLITZ DI GRADOLI
  CONTINUA ...»

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