Due gruppi parlamentari distiniti ma con un unico speaker.
Pd e Idv hanno deciso di dar vita a due gruppi parlamentari distinti, federati, con un coordinamento molto forte e uno speaker unico sulle questioni più significative. La decisione, in vista dell'insediamento delle nuove Camere martedì 29, è stata presa da Walter Veltroni e Antonio Di Pietro, nel corso di un incontro nella sede dei Democartici. In questo modo, ha spiegato Massimo Donadi (Idv) «l'opposizione sarà più efficace e sarà come un forcone d'attacco». L'obiettivo resta quello del partito unico che si farà, assicura Donadi, «entro la legislatura».
Il numero due del Pd, Dario Franceschini spiega che «il Pd resta un processo politico aperto. Noi abbiamo apprezzato che l'Idv abbia deciso di entrare gradualmente nel Pd. Ci è stata fatta l'osservazione che con due gruppi diversi saremo strumenti dello stesso disegno, ma distinti riusciremo a fare un'opposizione più efficace».
Già decisi i capigruppo dei dipietristi: confermato a Montecitorio Donadi, guiderà invece i senatori Idv Felice Belisario. Nessuna decisione ufficiale, invece, in casa Pd. Il segretario è ancora al lavoro per sondare le varie soluzioni, e oggi ha incontrato Pierluigi Bersani, tra i candidati a successore di Antonello Soro alla Camera, ruolo per il quale si starebbe spendendo Massimo D'Alema.
Quanto allo sbocco finale di un unico partito, «il processo potrà avere un respiro analogo a quello che c'è stato tra Ds e Margherita. Il tempo di fare una grande opera di consultazione, un approfondimento e poi attraverso i congressi sancire l'ingresso politico nel Pd».
In un'intervista a L'Espresso, Di Pietro conferma che «l'alleanza con il Pd resta il perno della nostra politica» e «dunque si può, anzi si deve, costruire una casa comune di Idv e Pd nei tempi che la politica consentirà. In prospettiva si deve arrivare ad un'unica realtà politica».
Sempre per la definizione di gruppi e capigruppo, Veltroni ha incontrato anche la segretaria dei Radicali, Rita Bernardini, e la ministra uscente, Emma Bonino, che avrebbero rivendicato per la componente radicale, 9 eletti tra Camera e Senato nelle liste dei Democratici, maggiore spazio e autonomia.