Alle 16 e 10, con una ventina di minuti di ritardo sulla tabella di marcia, il Gran Maestro del Grand'Oriente d'Italia Gustavo Raffi fa il suo ingresso solenne al padiglione della fiera di Rimini trasformato in Tempio per accogliere le cerimonie rituali. Centinaia di grembiuli verdi, rossi e bianchi, "liberi dai metalli", come dicono i muratori per definire il loro stato di eterea purificazione, gli fanno ala mentre sulle note dell'Aida si dirige al tavolo di presidenza. Sullo sfondo, l'occhio del Grande Architetto dell'Universo fissa tutti dall'alto. Così, in un tripudio di colori che trasformano in azzurro terso il cielo notturno della monumentale scenografia che avvolge la sala, incominciano i lavori della più importante loggia massonica italiana. 19mila liberi muratori tra apprendisti, compagni e maestri, record di sempre, che cresce al ritmo di mille nuovi adepti all'anno. 688 logge, 4 milioni e mezzo di ricavi, 50 case della fratellanza, ovvero le sedi locali dove i massoni si ritrovano.
Questi i numeri e il patrimonio del Grand'Oriente nel tempo in cui, per ammissione degli stessi fratelli (a proposito, "Tu sei mio fratello" è il titolo di questa Gran Loggia 2008), la massoneria soffre di qualche crisi d'identità. Niente però, dice nella sua relazione il Grande Oratore Morale, ovvero il depositario dell'ortodossia, rispetto a quello che succede fuori. Brunello Palma, professore universitario, traccia un quadro del mondo al cui confronto l'Apocalisse di Giovanni è un racconto che mette di buon umore. Collasso del pianeta e delle strutture sociali, cieco caos, catastrofe climatica, paralisi del mondo post-moderno, ideologie morte, edonismo imperante condito da mezzi di comunicazioni che inebetiscono. E i fratelli massoni che fanno per contrastare la barbarie? «Nel vuoto semantico alcuni maestri pensano che il lavoro esoterico sia un fastidioso contrattempo in vista della bisboccia». Vuoto semantico? L'anatema del Grande Oratore Morale getta scompiglio nella sala e fa tremare persino la squadra. Quando finisce il suo discorso si iscrivono a parlare in 25 e solo la saldezza di nervi del Grande Maestro evita il putiferio. Come si permette, si intuisce dalle risentite ma pacate allocuzioni dei chiamati in causa, di affermare che i maestri pensano alla bisboccia? Peccato che sia solo un assaggio di polemica, perché l'allocuzione pubblica di Raffi rinvia all'indomani - e a porte chiuse - la prevedibile resa dei conti.
Sta di fatto che la provocazione del Grande Oratore Morale ha dato una sferzata alla routine convegnistica che aveva pigramente metabolizzato gli accenni di polemica della vigilia. Il più fastidioso, quello sulla candidatura tra le file dei Partito socialista del livornese Massimo Bianchi, uno dei due Gran maestri aggiunti che formano la triade di comando della loggia. L'interessato liquida la faccenda come un'inezia. «Sono iscritto al Partito socialista dal febbraio del 1961, e da 30 anni faccio il candidato in tulle le elezioni. Di che stiamo parlando?». Di politica, naturalmente, perché se è vero che nella massoneria c'è posto per tutte le fedi e le ideologie, alla fine gli schieramenti si fanno sentire. «Era l'obiezione di un solo venerabile su 104 logge che non hanno avuto nulla da eccepire», conclude Bianchi «Evidentemente uno che vota per una parte politica diversa dalla mia».
Sul tema, qualcuno dei fratelli parla di un caso montato ad arte. E in effetti, a stare tra loro, si capisce che i veri motivi di contrasto non sono le identità politiche. Come ogni anno, almeno dai tempi della P2 di Licio Gelli, la massoneria è chiamata a difendersi dall'accusa di essere un'associazione che dietro le belle parole e i simboli esoterici nasconde una congrega di affaristi. Raffi lo ha reiterato anche nella sua ultima allocuzione, per la cronaca la più stringata dei suoi nove anni di mandato: «Fratellanza non vuole essere una fratria nel senso deleterio di una consorteria più o meno affaristica, o una sorta di club raffinato in grembiule, poco accessibile, ma atto a promuovere alcuni favoriti o spianare illegittimamente carriere».
Il Gran Maestro aggiunto Bianchi chiosa che per uno che vuole fare il direttore di Usl o l'amministratore di una municipalizzata è molto meglio la tessera di partito che quella della massoneria. Per la verità, il sospetto di un'attitudine clientelare e relazionale era venuta guardando al vigoroso aumento delle iscrizioni tra i quarantenni, a fronte di un'età media che pur essendosi abbassata a 54, si rivela nel colpo d'occhio del tempio più vetusta. Naturalmente gli interessati respingono con una certa indignazione il sospetto. Giuseppe Trumbatore, 42 anni, palermitano, immobiliarista, è in massoneria da quando ne aveva 23.
«Perché mi sono iscritto? Per la consapevolezza di trovare qui valori e idealità che fuori sono scomparsi», spiega. E gli affari? «Beh, se un fratello ha una casa da vendere o da comprare non mi giro dall'altra parte». Ancora più precoce Daniele Bergamaschi, bolzanino, 44 anni, architetto dell'evento, iscritto al Grand'Oriente da quando ne aveva 21: «Per me si trattava di continuare una tradizione di famiglia». A proposito, tra tempio, luci, scenografie, simboli e altro per l'allestimento se ne sono andati 200mila euro. «Che però ammortizziamo nel tempo» precisa Antonio Catanese, il Gran Tesoriere della Loggia «visto che la scena è sempre quella con qualche aggiunta per dare il senso della novità».
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