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E la massoneria scoprì il federalismo

di Paolo Madron

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6 aprile 2008

Ieri, purtroppo, le porte del sacro Tempio si sono ermeticamente chiuse ai profani, dopo che il giorno del debutto si erano invece socchiuse lasciando intravvedere (e soprattutto sentire) qualche stralcio dei lavori rituali. Troppo rumore mediatico, lamentano i liberi muratori, intorno a questa Gran Loggia di Rimini. «In fondo – spiega uno dei fratelli – siamo un'associazione iniziatica, mica il Rotary o una bocciofila di paese». Insomma, c'è una massoneria gelosa delle proprie prerogative che non vede di buon occhio questa mania del Gran Maestro di fare tutto alla luce del sole, ma preferirebbe, per dirla con le parole del medesimo, «restare nelle catacombe e pure col cappuccio in testa». «Siccome è questa la massoneria – puntualizza Gustavo Raffi – che piace a Licio Gelli (che aveva duramente criticato la decisione di fare le riunioni a porte aperte, ndr) noi seguiamo esattamente la via opposta».
Quello che si percepisce è una lotta sotterranea tra vecchio e nuovo, che però qui non si affrontano ma si mescolano. Per esempio, il Grande Oratore Morale custode della legge massonica, quel Brunello Palma professore all'università di Urbino che con la sua relazione si è attirato gli strali dei maestri venerabili per aver puntato il dito sul loro proselitismo lasso, tra i tanti mali del mondo aveva messo pure la dittatura di Internet. Ebbene, a tutte le ore i fratelli fanno la fila davanti ai computer per vedere su www.grandorienteditalia.it la cronaca dei lavori che a mo' di telegiornale viene quotidianamente diffusa in rete. Come la mettiamo? La mettiamo che c'è un po' di confusione sotto la volta stellata che sovrasta il tempio a simboleggiare il giorno del Solstizio d'estate.
L'inizio della seconda giornata è stato poi particolarmente movimentato da due episodi. Primo: il «Corriere di Livorno», la città del Gran Maestro aggiunto Massimo Bianchi contestato - per la verità blandamente - perché candidato alle elezioni del 13 aprile con i socialisti, ha pubblicato due liste di massoni mandando fuori dai gangheri i responsabili delle logge toscane. Vibrante il comunicato di protesta condiviso da tutto lo stato maggiore del GOI: attentato costituzionale alla libera associazione e violazione della privacy. Secondo: sui parabrezza di tutte le auto dei convegnisti parcheggiate nei dintorni della fiera, oltre ai bigliettini con il cellulare di entreneuse dai nomi inequivocabilmente russi quali Olga e Thatiana, è comparso un volantino a fantomatica firma Papa Re che ironizzava sul titolo della manifestazione: «Tu sei mio fratello...solo se mi voti!».
L'anonimo estensore sapeva evidentemente di toccare un nervo scoperto. Perché qui a Rimini non si parla d'altro che dell'intenzione di Raffi di presentarsi per un terzo mandato che porterebbe a quindici i suoi anni alla guida della Gran Loggia. Il Gran Maestro, per la verità, scadrebbe nel 2009, ma le manovre per la successione sono già in pieno svolgimento. Fasciato nei suoi suggestivi paramenti verdi, il capo della più numerosa loggia massonica d'Italia non sembra mostrare grande preoccupazione. «È dal primo giorno in cui mi hanno eletto – commenta – che parlano di farmi fuori. Ma non sarebbe meglio vedere se prima io ho intenzione di ripresentarmi?».
Ma siccome i suoi oppositori sono disposti a giurare di sì, sono partite le schermaglie sull'interpretazione del regolamento, che è questione dirimente. Raffi infatti, che nella vita profana fa l'avvocato a Ravenna, è stato insediato sul trono di Salomone una prima volta con un sistema elettorale fatto di grandi elettori, la seconda con un meccanismo per testa. Ovvero, ogni maestro un voto, uguale a quello delle banche popolari dove conta il socio e non il numero di azioni possedute. Di qui il tentativo di introdurre una modifica del regolamento, che i fedelissimi dell'attuale guida spirituale bollano come ad personam, per impedirgli la terza rielezione. Cosa che per molti fratelli configurerebbe la caduta del GOI nelle grinfie di un regime assolutista. Numeri alla mano, i ribelli sono convinti di avere la maggioranza dei voti per sbarrare la strada a Raffi. Il quale, se è stato eletto per la seconda volta, osservano con perfidia, è perché una manina interessata ha tolto la parola «solo» che originariamente stava tra le parole «un» e «secondo mandato». Ma non dovevano essere tutti fratelli liberi dai sentimenti negativi che impiombano lo spirito?
Una via intermedia, in attesa di entrare nel vivo dei giochi, potrebbe essere una riforma della Gran Loggia in senso federalista, di cui si è parlato molto nei conciliaboli di questa tre giorni. Si tratterebbe di una modifica analoga a quella dell'articolo 117 della Costituzione che, così come si sono attribuiti più poteri alle Regioni, faccia altrettanto con le Logge massoniche territoriali. E qualcuno invoca una devoluzione spinta, magari con una divisione geografica tra Nord, Centro e Sud da attuare attraverso una robusta delega dei poteri da parte del centro.
Impostate le manovre per la detronizzazione, c'è tutto un anno per dar loro corpo. E naturalmente perché i raffiani possano organizzare le contromosse. I difensori del Gran Maestro vantano buoni argomenti: il record di iscritti, il buon lavoro fatto per cancellare i nefasti influssi di Gelli e del piduismo che negli anni '90 avevano fatto crollare la massoneria ai minimi storici, lo svecchiamento dell'organizzazione un tempo popolata di presenze giurassiche. Per la verità avrebbero sperato anche nel colpo mediatico da annunciare durante i lavori della Gran Loggia: il riconoscimento da parte della Gran loggia Unita d'Inghilterra, la madre di tutte le massonerie, tolto a suo tempo per appoggiare l'ex Gran maestro Giuliano Di Bernardo che aveva lasciato il GOI per fondare un'altra loggia. Ma bisognerà aspettare l'anno prossimo, perché i massoni d'oltremanica sono notoriamente un po' lenti a decidere.

  CONTINUA ...»

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