Per il Financial Times, con l'aumento del prezzo del petrolio Alitalia rischia di non trovare un partner straniero disposto a salvare la compagnia aerea italiana. In un commento pubblicato oggi, dal titolo «I partners stranieri potrebbero essere riluttanti a risollevare Alitalia», Paul Betts afferma che Silvio Berlusconi e i suoi ministri hanno fatto molto rumore politico, ma «ci sono stati pochi segnali di un'imminente soluzione italiana per salvare Alitalia».
Contrariamente a Bruno Ermolli, secondo Betts, il ministro dell'Economia Giulio Tremonti sembra volere prendere «un approccio realistico» e ritenere che ci sia poca altra scelta che cercare di attrarre una compagnia aerea straniera per partecipare al salvataggio. «Tutto si riduce alla semplice domanda: Berlusconi è pronto a far cadere la sua preferenza pre-elettorale per una soluzione tutta italiana e includere invece una compagnia aerea straniera – anche se sotto leadership italiana – in un salvataggio?». «Il problema è che le compagnie aeree straniere potrebbero non essere nell'umore, di questi tempi» di fare un intervento in Italia «che finirebbe per metter a rischio il proprio business».
Air France-Klm sta certamente ringraziando la sua buona stella, oltre che i sindacati e l'attuale governo italiano, per la mancata conclusione della proposta di acquisizione di Alitalia, scrive il quotidiano britannico. L'offerta franco-olandese, infatti, si basava su un prezzo del petrolio di 86 dollari al barile. Ma da quando Berlusconi è andato al governo, i prezzi sono schizzati in alto: ciò avrebbe reso « ancora più rischioso un take-over già rischioso». La situazione della compagnia di bandiera è peggiorata e il prestito ponte, sottolinea Betts, «difficilmente farà molta differenza se non si trova rapidamente una soluzione credibile».
Quanto alla cordata italiana, si parla della famiglia Benetton, ma il suo intervento pone problemi di conflitto di interesse, poiché la famiglia è azionista, tra l'altro, di Aeroporti di Roma. Si parla di Roberto Colaninno, ex capo di Telecom e oggi alla guida della Piaggio. Ma, secondo il quotidiano britannico, difficilmente egli interverrà in assenza di «garanzie di ferro» simili a quelle chieste da Air France-Klm. Colaninno, reputato per la ristrutturazione delle aziende in difficoltà, è anche piuttosto «internazionalista» e «probabilmente pensa che il solo modo per fare funzionare una soluzione italiana sia di sia di fare partecipare una grande compagnia aerea internazionale – che sia Air France-Klm o Lufthansa».