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L'anno del raddoppio

di Gian Carlo Blangiardo

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12 maggio 2008

L'altalena dell'irregolarità tra gli stranieri presenti in Italia ha ripreso a salire. La temporanea "pulizia" prodotta dal doppio decreto flussi del 2006 – una sorta di "sanatoria di fatto" per quasi mezzo milione di lavoratori – non ha impedito il riformarsi di un nuovo stock di irregolari di dimensioni ancora più consistenti. Tanto che con riferimento all'inizio del 2008 è del tutto realistico ipotizzare un universo di almeno 650mila irregolari: quasi il doppio dell'anno scorso.
Dopo aver lasciato intravedere un punto di minimo nel 2007, con i circa 350mila casi stimati all'inizio dell'anno, l'altalena dell'irregolarità tra gli stranieri presenti in Italia ha ripreso subito a salire. La temporanea "pulizia" prodotta dal doppio decreto flussi del 2006 – provvedimento che sembra aver agito come una "sanatoria di fatto" per quasi mezzo milione di lavoratori illegalmente presenti in Italia – non ha impedito il successivo rapido riformarsi di un nuovo stock di irregolari di dimensioni ancora più consistenti. Tanto che con riferimento all'inizio del 2008 appare del tutto realistico ipotizzare un universo di almeno 650mila irregolari: circa uno ogni cinque presenti.
Il serbatoio
Nulla di imprevisto. L'esperienza di più di un ventennio, contraddistinto da ben cinque sanatorie a cadenza quadriennale, ha infatti dimostrato come ogni volta l'attesa di un nuovo provvedimento di regolarizzazione abbia generato un vero e proprio "effetto richiamo"; una situazione che sembra essersi puntualmente riprodotta attorno al "decreto flussi" del 2006 (non a caso giunto a quattro anni di distanza dalla precedente regolarizzazione) e ulteriormente accentuata, anche grazie al "generoso" allargamento di quest'ultimo alla quasi totalità dei richiedenti, in vista del nuovo decreto flussi programmato a fine 2007.
Il fatto che, nonostante l'uscita di scena di romeni e bulgari (ormai sostanzialmente esclusi "di diritto" dal fenomeno del soggiorno illegale) si sia potuto stimare un aumento di ben 300mila irregolari in soli dodici mesi, mette in rilievo una vivacità che rievoca la dinamica dei flussi che hanno preceduto la "grande sanatoria" del 2002 e che potrebbe risultare sorprendente.
In realtà, si tende spesso a ignorare che il "serbatoio" dei potenziali destinatari di nuovi flussi diretti in Italia – e in buona parte orientati ad alimentare il fenomeno dell'irregolarità – è oggigiorno decisamente abbondante e certamente non è destinato a ridimensionarsi in tempi brevi. L'obiettivo di creare ogni anno mezzo milione di nuovi posti di lavoro in Marocco o di più di un milione in Egitto o persino un milione e mezzo nelle Filippine sembra realisticamente poco perseguibile (si veda la tabella); per questi, e per molti altri Paesi, non si può che immaginare un futuro caratterizzato da forti squilibri nel mercato del lavoro locale e dal conseguente persistere della valvola di sfogo di un'emigrazione che vede nell'Italia uno dei tradizionali punti di arrivo, anche a seguito di network sempre più consolidati e di una relativa facilità di ingresso e di permanenza anche al di fuori del rispetto delle norme in tema di soggiorno.
I risultati
Ma dove si localizzano oggigiorno gli stranieri irregolarmente presenti sul territorio italiano? E quanto incidono sia rispetto al totale della popolazione immigrata, sia nel più ampio insieme di tutti degli abitanti, italiani compresi? Le stime al 1° gennaio 2008 – integralmente pubblicate nelle tabelle della pagina accanto – segnalano tassi di irregolarità (stranieri irregolari per ogni 100 stranieri presenti) sopra il valore medio nazionale (pari al 17,9%) in circa un terzo delle province italiane. L'incidenza è più sostenuta nelle province del Mezzogiorno, dove si raggiungono tassi superiori al 30% in più di un quinto dei casi, mentre si mantiene relativamente più contenuta in quelle del Centro e del Nord Ovest. Ai vertici della graduatoria dell'irregolarità si collocano le province di Crotone (38,9%), Nuoro (35,5%) e Siracusa (34,4%), mentre in coda troviamo Bolzano (6,8%), Rieti (9,7%), Viterbo (10,1%) e Pistoia (10,4%). Tra le province che ospitano le grandi aree metropolitane quella con il tasso più alto è Napoli (31,7%), seguita da Catania (28,7%). Milano si colloca, con un valore del 18,2%, attorno alla media nazionale, mentre Firenze risulta leggermente inferiore (16%) a tale media e Roma è sorprendentemente molto al di sotto (12,4 per cento).
Se però dalla misura dell'incidenza degli irregolari entro la popolazione straniera si passa all'analoga misura entro il complesso della popolazione presente (italiani e stranieri), la geografia dell'irregolarità ne esce profondamente modificata. La frequenza, e forse anche la percezione, del fenomeno dell'illegalità rispetto al soggiorno appare decisamente più marcata nelle province del Nord, specie del Nord Est. Punte superiori a 15 irregolari ogni 1.000 abitanti si riscontrano in un terzo delle province settentrionali, là dove nel Mezzogiorno ciò accade unicamente per una provincia (quella di Ragusa). La più alta frazione di irregolari rispetto al totale di abitanti si osserva per la provincia di Brescia (32 per 1.000 abitanti), seguita da Mantova (29,8 per 1.000) e da Modena (25,5 per 1.000). Sul fronte opposto si collocano le province insulari con al primo posto quella di Oristano (1,3 per 1.000), seguita da Agrigento (1,6 per 1.000).

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