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Soldi di Cosa nostra, tre arresti tra Palermo e Lugano

di Umberto Lucentini

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8 maggio 2008

Un maxi-giro di soldi targati Cosa nostra. Un sequestro da 13milioni di euro custoditi in conti correnti di "Arner Bank and Trust limited" a Nassau e nel fondo "The Pluto investment Fund" aperto nel paradiso fiscale caraibico delle Bahamas.
Sono stati eseguiti ieri nel tardo pomeriggio i tre ordini di custodia agli arresti domiciliari per due imprenditori di Palermo e per il funzionario di una banca svizzera. Sono questi gli sviluppi di un'inchiesta partita da Palermo e intrecciatasi con la procura del Canton Ticino. Agli arresti domiciliari sono finiti gli imprenditori Francesco e Ignazio Zummo, 78 e 50 anni, padre e figlio (il sospetto è che abbiano riciclato soldi dell'ex sindaco di Palermo, Vito Ciancimino) e il banchiere Nicola Bravetti, nato a Castel San Pietro, alla periferia di Zurigo, 73 anni, amministratore e membro della direzione generale della Banca Arner SA (sede legale in piazza Manzoni 8 a Lugano) e dirigente dell'Organo di contatto per la lotta contro il riciclaggio di denaro dell'Ufficio di controllo del Dipartimento federale delle finanze elevetiche.
I provvedimenti sono stati eseguiti dalla Divisione investigativa antimafia (Dia) che ha lavorato con gli esperti dell'Ufficio italiano cambi. Bravetti è stato bloccato subito dopo il suo ingresso in Italia dove aveva un appuntamento.
I due Zummo e Bravetti sono accusati di concorso in intestazione fittizia di beni, aggravato dall'aver agito al fine di favorire Cosa nostra: avrebbero consentito alla moglie di Zummo senior, Teresa Macaluso, palermitana, indagata a piede libero, di intestarsi tra il 2003 e il 2005 la somma di 12.963,967 euro provenienti secondo l'accusa dagli affari di Cosa nostra. Altri due palermitani sono indagati per essersi intestati lo yacht da 13 metri "Saint Raphael" ormeggiato a Palermo e una Bmw utilizzati invece da Zummo junior.
L'indagine della Direzione distrettuale antimafia, coordinata dal procuratore aggiunto Roberto Scarpinato, e condotta dai sostituti Fernando Asaro, Domenico Gozzo e Antonio Ingroia, è uno dei filoni aperti anni fa per scovare e confiscare l'enorme tesoro di Ciancimino, il potente ex sindaco Dc di Palermo protagonista del "sacco edilizio" del capoluogo siciliano.
Il ruolo di Bravetti, secondo l'ordinanza di custodia firmata dal gip Roberto Conti, sarebbe stato quello di far sparire mediante intestazioni fittizie i soldi girati dagli Zummo (alle indagini hanno partecipato la procura di Como e la Finanza). Agli atti dell'inchiesta ci sono varie telefonate tra Bravetti e Zummo, che usava come nome di copertura "sono il Moro", e una in cui veniva fissato un appuntamento presso lo studio dell'avvocato Paolo Sciumè.
Partendo da questi colloqui, e con analisi bancarie, gli inquirenti hanno seguito un flusso di 13 milioni di euro partito dal Credit Suisse e investito a partire dal giugno 2003 nella "Banca Arner" alle Bahamas. Tramite la costituzione delle società "Bloomsville", "Byrnum" e "Trailor" intestate alla moglie di Zummo erano stati aperti tre trust che investivano in un fondo di investimento di diritto bahamense ("Coleron Investment Fund Limited"). Mesi dopo le prime operazioni bancarie, le autorità di Nassau hanno trasmesso in Italia importanti riscontri: come la creazione della "The Pluto Fund Ltd" e della "Pluto Management Ltd Investment" di cui risultava proprietario un palermitano che avrebbe stipulato un contratto di amministrazione della compagnia in favore di "Arner Bank". Nel fondo "Pluto" sono quindi confluiti, con emissione di azioni, i liquidi delle tre società della moglie di Zummo. Nel febbraio 2006 nel fondo finivano altre somme di denaro e veniva costituita la società "Iapetus", che tentava di trasferire euro, sterline, dollari neozelandesi e bond emessi dalla Provincia dell'Ontario e dallo Stato argentino.
Già nel 2007 la Procura di Palermo ha chiesto la confisca di tutti i beni sequestrati a Zummo, condannato in primo grado dal Gup di Palermo a 5 anni (al figlio erano stati inflitti 3 anni per favoreggiamento ed associazione mafiosa). Secondo la Dda di Palermo i due Zummo sarebbero prestanomi anche del costruttore Vincenzo Piazza (suocero di Ignazio), pure lui indicato come prestanome di Ciancimino.
Negli anni '80 era stato Giovanni Falcone ad ipotizzare un giro di riciclaggio ad opera di Francesco Zummo: una rogatoria effettuata nel corso dell'operazione "Pizza Connection" aveva fatto emergere alcuni conti correnti di Zummo utilizzati per operazioni legate al traffico di stupefacenti. Le accuse relative al narcotraffico vennero però dichiarate prescritte. Nel novembre 2001 Francesco Zummo fu arrestato a Palermo e gli vennero sequestrati beni per un valore di 300 miliardi di lire. Tre anni prima era stato arrestato il figlio Ignazio, sempre con l'accusa di avere favorito il suocero. Nel 2001 le autorità svizzere sequestrarono agli Zummo 50 miliardi di lire. Di Zummo senior hanno parlato diversi collaboratori di giustizia, indicandolo come vicino alla mafia dei rioni Noce e Uditore di Palermo. Nel gennaio 2006, nei confronti degli Zummo è scattato un sequestro preventivo di somme di denaro pari a 20 milioni di euro, alcuni dei quali depositati presso banche di Monaco.
Di Bravetti e della Banca Arner si è già parlato, nel 1995, appena un anno dopo la sua fondazione: venne coinvolta nelle indagini in Svizzera dei magistrati milanesi del pool Mani pulite. Si parlò della sede di Lugano della Arner come collegata alla Banque Karfinco, la banca di Chicchi Pacini Battaglia (il gestore delle tangenti Eni salito alla ribalta delle cronache all' inizio del 1993).
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