Il pacchetto sicurezza sarà pronto fra mercoledì e giovedì e sarà al vaglio del Consiglio dei ministri la prossima settimana: un decreto legge per le norme più urgenti, un disegno di legge che porrà anche l'accento sulle norme giá esistenti che non hanno trovato ancora applicazione, come per esempio il braccialetto elettronico, per il quale manca il decreto attuativo. E i fondi? Saranno reperiti, assicura il neo ministro dell'Interno Roberto Maroni nel primo incontro informale con i cronisti al Viminale. «La priorità del Governo è la sicurezza e per le priorità i soldi si devono trovare».
Le misure da adottare saranno studiate domani nel corso di un tavolo di lavoro a Palazzo Chigi con i responsabili di altri dicasteri, da quello della Giustizia, alla Difesa, alle Politiche comunitarie. Oggi il nuovo inquilino del Viminale, che si è anche detto d'accordo su maggiori poteri ai sindaci, nel pomeriggio l'incontro con il nuovo sindaco di Roma Gianni Alemanno, domani sarà la volta del sindaco di Milano, Letizia Moratti. Maroni ha anche annunciato di voler incontrare il presidente dell'Anci, l'associazione dei Comuni, Leonardo Domenici perché, ha sottolineato, i sindaci «sono una parte importante nel dibattito sulla sicurezza».
Sui quasi 500mila clandestini che si sono di fatto autodenunciati, inviando le proprie generalità e quelle del loro datore di lavoro per avere un regolare permesso di soggiorno, ma sono rimasti fuori dal tetto dei 170mila, per ora Maroni dice: «Vedremo». Ma a chi ipotizza una sanatoria per risolvere il problema, replica che «nel vocabolario del ministro dell'interno non esistono le parole "impossibile" e "sanatoria"». Conferma che certo non potrà
essere applicato loro il reato di ingresso clandestino, se questo verrà introdotto nel codice penale, non essendo possibile la retroattività delle norme penali. A chi insiste osservando che queste persone e le decine di migliaia di famiglie per cui lavorano aspettano una risposta, Maroni dice: «bisogna contemperare diverse esigenze. Anche quella ragazza di Napoli cui ieri volevano portare via una bimba di sei mesi aspetta una risposta».
Nessuna indicazione su quale saranno le linee guida del Governo per affrontare il tema della presenza di migliaia di immigrati clandestini sul nostro territorio. «Ci sono le regole che vanno rispettate e non si può stare in Italia se non si ha un regolare permesso di soggiorno». Difficile, sottolinea, anche «dialogare con qualcuno che non vuole accettare certi principi», ha sottolineato rispondendo a una domanda sul dialogo con le comunità musulmane e in particolare ai rapporti con l'Ucoi, l'Unione delle comunità musulmane in Italia che non ha aderito alla carta dei valori voluta lo scorso anno dal precedente ministro dell'Interno, Giuliano Amato. Ha poi annunciato che non ci saranno viceministri al Viminale: i sottosegretari potrebbero essere tre, ma la delega all'immigrazione resterà al ministro.
Per Marco Minniti, ministro dell'Interno del Governo ombra del Pd, la prima vera urgenza per affrontare il problema della sicurezza è «ristabilire l'effettività» dell'accordo Italia-Libia per il contrasto dell'immigrazione clandestina e il controllo delle coste. Minniti mette in guardia dal rischio «di fare solo annunci e propaganda», con la conseguenza di «creare confusione» e dare messaggi «contraddittori». Per Minniti «parlare di aumento della pena non basta, bisogna anche garantirne l'effettività, la certezza della pena, altrimenti si fa solo un annuncio». Il Pd, comunque, è disponibile al confronto con la maggioranza sul tema e attende di conoscere nel concreto le proposte del Governo Berlusconi.
