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Bertolaso: Impregilo deve completare l'impianto di Acerra

di Jacopo Giliberto e Vera Viola

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24 maggio 2008

Guido Bertolaso, capo della Protezione civile e sottosegretario all'emergenza rifiuti, chiude i consorzi di raccolta e fa ripartire l'inceneritore di Acerra. Quasi completato, con i lavori arrivati attorno al 90%, da un anno al termovalorizzatore non si stringe un bullone. Il cantiere è chiuso. Per aggiungere gli ultimi dettagli e girare la chiave d'avviamento servono soldi, 80 milioni, e tempo, otto mesi. Ecco la soluzione per ricominciare: «I lavori all'impianto di Acerra devono ripartire e dovrà occuparsene il gruppo Impregilo. Si partirà con procedure di somma urgenza», ha detto ieri Bertolaso durante la sua prima conferenza stampa dopo il Consiglio dei ministri che si è tenuto a Napoli mercoledì scorso. Per far ripartire il cantiere, chiuso da luglio, tra lunedì e martedì si terrà un incontro tra la Fisia (Impregilo), i tecnici del Commissariato rifiuti in Campania e Bertolaso.
L'inceneritore di Acerra è stato costruito dalla Fibe (Impregilo) ed è di sua proprietà. «L'impianto è stato realizzato con soli fondi privati. Per completarlo sono necessarie invece risorse pubbliche», fanno sapere dall'Impregilo. «È bene che si pensi di ultimare l'opera. Di impianti di questo tipo Impregilo ne sta costruendo altri dieci in Europa». I lavori saranno affidati direttamente all'azienda, che conosce l'impianto nel dettaglio, mentre la gestione andrà a un'altra impresa; sono sul tavolo del Governo le candidature di A2A e della municipalizzata napoletana Asia.
La settimana ventura Bertolaso discuterà delle modalità di affidamento dei lavori e della gestione di questi impianti con il commissario europeo all'Ambiente, Stavros Dimas. Lunedì dovrebbero cominciare anche i controlli impiantistici sul termovalorizzatore mentre in contemporanea a Chiaiano l'Arpac avvierà il piano di "caratterizzazione" e di studio per la contestata discarica. Apriti cielo. Ad Acerra «siamo davanti a un vero delitto di Stato», protesta l'assessore all'Ambiente del Comune di Acerra, Andrea Piatto.
Sono confermati dal sottosegretario i quattro inceneritori campani, cioè Acerra, Salerno (in conclusione l'iter di autorizzazione, mentre il sindaco conserva i poteri di commissario), Santa Maria La Fossa e Napoli. Nel caso di Napoli, ieri la Q8 ha specificato che non intende concedere lo spazio della vecchia raffineria nella zona orientale della città, dove i progetti di riqualificazione sono del tutto diversi.
«Per l'inceneritore di Napoli siamo fortemente contrari a un'ipotesi di gestione privata – aggiunge l'amministratore delegato di Asia, Daniele Fortini – che rischia di ripetere l'esperienza già fallita in Campania».
I quattro termovalorizzatori bruceranno immondizia non selezionata, aggiunge Bertolaso, e quindi non serviranno i sette impianti che dividono la spazzatura tra parte secca (carta, plastica e altri materiali molto combustibili) e parte umida (come i residui alimentari). Quei sette impianti saranno trasformati «in impianti di compostaggio», cioè impianti per produrre una specie di concime.
Si chiede Bertolaso: «Non sono troppi quattro inceneritori per la Campania? No, perché non c'è solamente la spazzatura prodotta tutti i giorni ma anche l'eredità di sette o otto milioni di "ecoballe" accumulate negli anni».
Bertolaso ha una fretta grande e giustificatissima. «La priorità è liberare le strade della Campania dalla spazzatura. Le previsioni meteo – afferma – mi dicono che la settimana prossima le temperature saranno di almeno 35 gradi all'ombra».

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