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Rifiuti: 25 arresti a Napoli Indagato anche il prefetto

di Jacopo Giliberto e mariano Maugeri

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28 MAGGIO 2008

Il gioco di parole è ovvio: le balle delle ecoballe. Ne hanno fatto uso, del gioco di parole, perfino i carabinieri del Noe (il Nucleo di tutela ambientale), i quali hanno chiamato "Rompiballe" l'indagine che ha portato ieri venticinque persone agli arresti domiciliari; sotto inchiesta il prefetto Alessandro Pansa, il vertice dell'Ecolog (Ferrovie dello Stato) e della Fibe (Impregilo). Fermato anche Giuseppe Sorace, il resposabile tecnico del termovalorizzatore di Acerra. L'oggetto dell'indagine coordinata dalla Procura di Napoli riguarda due aspetti, appunto le ecoballe e poi il trasporto della spazzatura di Napoli verso la Germania. L'inchiesta ha una tempistica molto rigorosa. Venerdì scorso è entrato in vigore, con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale, il decreto del Governo sui rifiuti in Campania. Il decreto assegna alla Procura di Napoli il compito di "superprocura" sui rifiuti e da venerdì scorso impone che gli arresti siano decisi dai magistrati «in composizione collegiale ». Il decreto ha fatto sfumare mesi di indagini? Rende forse vana la "retata" ordinata dal Gip (giudice per le indagini preliminari), il quale non è un collegio di magistrati come chiede il decreto? Pare di no. Attenzione alle date: il Gip ha depositato l'ordinanza sugli arresti il giorno prima dell'entrata in vigore del decreto, cioè giovedì 22 maggio. Le ecoballe sono al centro dell'inchiesta. Sono meglio, dovrebbero essere il risultato di una pulitura sommaria della spazzatura, con la separazione della parte che può marcire, per ottenere una quasi-spazzatura stabilizzata, che non fermenta. Poi questa immondizia secca e stabile viene arrotolata e sigillato in grandi involti di plastica, simili alle balle di fieno tagliato, in attesa che la spazzatura trovi una destinazione. Questa l'invenzione,tutta partenopea, delle ecoballe.

Invece la magistratura scopre che erano tutte balle, nel senso di fandonie. Che dentro gli involti c'è immondizia normalissima, non trattata. Che spesso veniva lacerato l'involucro delle ecoballe, la spazzatura veniva sparsa sul piazzale, ci si faceva marciare sopra un trattore per rompere con le ruote i sacchi di plastica, e oplà le ecoballe diventavano immondizia ordinaria pronta per essere caricata sui treni diretti verso la Germania.

Così sono stati messi sotto accusa anche i responsabili di sei dei sette impianti campani di lavorazione della spazzatura per ottenere combustibile da rifiuti. Una «colossale opera di inquinamento del territorio, posta in essere anche grazie a connivenze presenti ai più alti livelli e perseguita anche confidando nella possibilità di nascondere, proprio sotto le tonnellate di quei rifiuti che si dovrebbero smaltire correttamente, la pessima gestione degli stessi». Così i Pm della Procura di Napoli Giuseppe Noviello e Paolo Sirleo descrivono, nell'ordinanza firmata per tempo dalla Gip Rosanna Saraceno, lo scenario dei presunti illeciti. «Le vicende dimostrano la persistenza di un modello di gestione piegato esclusivamente ad interessi economici e quindi incline, anzi aduso a violare qualsiasi interesse collettivo», compresi «quelli della salute e dell'ambiente».Gli amministratori della cosa pubblica invece hanno mostrato (affermano i magistrati) «l'assoluta lontananza dall'anelito, o quantomeno, dal mero dovere di garantire il rispetto della legge e, attraverso questa, la tutela degli interessi pubblici sottesi, in favore di una attività preordinata solo a garantire l'apparenza della propria efficienza ed efficacia di funzionari addetti ». E un maresciallo dei carabinieri distaccato alla Protezione civile, avrebbe «ostacolato, seguendo precisi input di funzionari pubblici, l'attività di indagine».

Unanime la solidarietà dei politici al prefetto Pansa. A titolo di conferma,sulla sua figura c'è il fatto che è stato messo sotto accusa per un atto firmato da lui il 18 dicembre scorso, atto che conteneva prescrizioni per la Fibe. In fondo al testo, Pansa stesso aveva aggiunto che il documento sarebbe stato mandato in copia – massima trasparenza del prefetto – anche all'autorità giudiziaria di Napoli. Intanto nelle intercettazione telefoniche con il prefetto è comparso anche il sottosegretario all'emergenza rifiuti Guido Bertolaso che, nel 2007, mostrava la sua amarezza nei confronti della «vigliaccheria dello Stato ». Tra gli intercettati anche i più stretti collaboratori del sottogretario: Giacomo Aiello, Angelo Borrelli, Gianfranco Mascazzini e Marta Di Gennaro (braccio destro di Bertolaso) agli arresti domiciliari. Domani Bertolaso, sarà alla riunione della commissione Ambiente del-la Camera, che esaminerà il decreto sull'emergenza rifiuti.
«È essenziale non cedere maia logiche di arroccamento, di cedimento a pressioni localistiche, di contrapposizione fra province». È la raccomandazione che il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha espresso ieri sull'emergenza rifiuti.

Intanto sul fronte di Chiaiano, dove dev'essere realizzata una delle dieci discariche d'emergenza, c'è tregua. Ieri mattina prima dell'alba i contestatori hanno smobilitato le barricate; poco dopo nella cava della protesta sono entrati i tecnici dell'Arpac per le prospezioni. Dovranno stabilire se il luogo è adatto a ospitare i rifiuti. Con una trivella viene perforato il fondo della cava, alla ricerca di una falda d'acqua: la discarica deve essere impermeabile. I sondaggi dureranno tre settimane.

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