Il 36% dei nomadi sono italiani, secondo le ultime cifre ufficiali disponibili. La statistica, in base ai dati raccolti dal Sole 24 Ore presso le prefetture, dice che il totale accertato delle popolazioni zingare è di 41.295 unità, di cui 26.157 stranieri e 15.138 italiani.
Altre stime, come quelle su fonti europee citate nella ricerca Ispo presentata a gennaio dal Viminale (www.interno.it), parlano di 140mila presenze. Sui numeri, insomma, con i rom occorre prudenza. Diverso è lo scenario delle etnìe, già abbastanza definito, così come quello dei costi che lo Stato deve sostenere per queste popolazioni. Che si dividono, intanto, secondo uno studio del Viminale, in Rom, Sinti e Caminanti.
Non tutti sanno, per esempio, che il gruppo dei Rom abruzzesi è «il più importante numericamente, economicamente attivo e socialmente integrato» e le famiglie sono «ramificate in molte regioni: Abruzzo, Molise, Lazio, Puglia, Marche». Sono così numerose che, quando si riuniscono in occasioni importanti, «è necessario affittare un intero albergo». Un altro gruppo importante, ricorda il ministero dell'Interno, è quello dei rom calabresi, un tempo fabbri ferrai. E poi ci sono i Sinti italiani: « sono presenti da lunga data. Si suddividono in «gruppi a denominazione regionale: piemontesi (diffusi anche in Francia), lombardi, veneti, emiliani, marchigiani» spiega il rapporto.
Il dato della presenza italiana, sia pure passibile di correzioni statistiche, rimane comunque un fatto. Non senza conseguenze: impossibile parlare di espulsioni o di altri provvedimenti che riguardano gli immigrati. Da aggiungere che c'è anche una quota di nomadi che hanno comunque un permesso di soggiorno. Ecco perché gli spazi di manovra su questo fenomeno non sono poi così semplici, Maroni punta ai commissari straordinari: un'idea già nata con il predecessore, Giuliano Amato, che almeno ha il pregio di affidare a un prefetto con poteri più forti del solito la situazione. Certo, neanche il commissario può fare miracoli. Ma può probabilmente contenere e gestire scenari che spesso degenerano. Prima ancora dei possibili problemi di ordine pubblico, ci sono i costi. La costruzione di un nuovo campo attrezzato ha un onere che ammonta a due milioni di euro. Il problema è anche il flusso delle spese nel tempo. L'Ama, l'azienda di nettezza urbana di Roma, per i rom sopporta ogni anno una spesa di due milioni di euro. Non solo con la fornitura di acqua, ma anche di servizi igienici, container per abitazioni, pulizia e raccolta dell'immondizia. Peccato che molti oneri, l'anno successivo, riguardano la nuova fornitura di molto del materiale già consegnato l'anno precedente, ma nel frattempo distrutto o reso inservibile.