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Caso Montale, quando si difende l'indifendibile

di Giovanni Pacchiano

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20 giugno 2008

Caso Montale, atto secondo. Leggiamo sul Corriere" di venerdì 20 giugno un'intervista a Caterina Petruzzi, ispettore ministeriale e direttore della maturità. Al centro dell'attenzione dopo la gaffe per cui il ballerino e coreografo Boris Kniaseff, cui era stata dedicata la poesia "Ripenso il tuo sorriso" è diventato, ahimé, una donna nella "Analisi del testo" offerta dal Ministero agli studenti come traccia.

E apprendiamo dalle parole della stessa Petruzzi, che "nelle ultime edizioni delle poesie di Montale la dedica a K. Non c'era". Volutamente eliminata dal poeta. Sarà! Perché, nell'edizione critica delle poesie di Montale, L'opera in versi (la Bibbia per ogni cultore montaliano), pubblicata per cura di Rosanna Bettarini e Gianfranco Contini da Einaudi nel 1980, la dedica "A.K." c'è, eccome! Furono gli stessi Giulio Einaudi, Gianfranco Contini e Rosanna Bettarini ad andare in via Bigli, a casa del poeta, a Milano, il 6 dicembre 1980, per consegnare nelle sue mani la prima copia del volume. E non risulta esistano volontà successive: Montale morì il 12 settembre 1981, e nell'edizione delle poesie pubblicata da Mondatori nei Meridiani, nel 1984, la dedica puntualmente compare, al posto giusto. Tanto basta.

Che poi il testo sia "pervaso da una grande vaghezza poetica, nella quale si stemperano anche i generi", come aggiunge poi la Petruzzi, immaginiamo voglia significare: uomo o donna che sia, non si sa, e poco importa. Alla faccia dell'interpretazione del testo, che si basa sulla presenza dell' aggettivo "lontano" – e non: "lontana. Genere maschile, confortato dalla realtà storica: il bravissimo Boris era un uomo.

Ma la Petruzzi ha da dire anche su questo: sostiene infatti che "o lontano", invece che un vocativo potrebbe essere un avverbio. Peggio che andar di notte: le chiediamo, per cortesia, di darci, su questa base (avverbio e non aggettivo), una versione in prosa, una parafrasi attendibile. Che abbia un senso compiuto. Ci riferiamo ai versi 5-6 della poesia, che riportiamoqui per scrupolo: Codesto è il mio ricordo; non saprei dire o lontano, se dal tuo volto s'esprime libera un'anima ingenua". Siamo curiosi del risultato.

Una conclusione (amara) a tutta la storia. In tutti i programmi e proclami ministeriali, da anni a questa parte, si insiste sull'autonomia di giudizio che uno studente dovrebbe dimostrare di aver raggiunto all'esame di maturità. Bene, ci piacerebbe sapere, a suo tempo, dal Ministero quanti studenti (e non è una statistica complicata) in tutto, abbiano consegnato lo svolgimento dichiarando di essersi accorti che nel testo si tratta di un uomo, e non di una donna angelica e consolatrice o simili. Già, perché se questa autonomia di giudizio deve considerarsi un traguardo indispensabile, allora il risultato, correlato agli alunni dichiarati maturi, dovrebbe essere 100%. O no?

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