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Nuova direttiva Ue sui rifiuti: il riciclo è meglio degli inceneritori

di Donata Marrazzo

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17 giugno 2008

Riduzione, raccolta differenziata, riutilizzo, riciclaggio e recupero: il Parlamento europeo si impegna a salvare l'ambiente e la salute umana con una direttiva che fissa le misure per ridurre la produzione di rifiuti, incentiva l'eco-design e impone il ricorso a regimi di raccolta differenziata entro sette anni per aumentare di almeno il 50% il riutilizzo e il riciclaggio nel 2020. E spiega che il riciclaggio va preferito ai termovalorizzatori che si possono considerare attività di recupero solo se rispondono a determinati requisiti di "efficienza energetica" fissati dalla stessa direttiva. Prevede inoltre la definizione di programmi di gestione e prevenzione dei rifiuti e norme in materia di autorizzazioni, responsabilità, sanzioni e ispezione degli impianti per una politica del settore che non comporti rischi per l'acqua, l'aria, il suolo, la flora o la fauna, non produca rumori, odori e non danneggi il paesaggio o siti di particolare interesse. Tale politica dovrebbe mirare anche a ridurre l'uso di risorse; pertanto, ricordando che la prevenzione dei rifiuti è una priorità, la direttiva rileva che «il riutilizzo e il riciclaggio dovrebbero preferirsi alla valorizzazione energetica dei rifiuti», in quanto rappresentano la migliore opzione ecologica.

Gli Stati membri dovranno attuare le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative per conformarsi alla disposizione europea entro 24 mesi dalla sua entrata in vigore secondo un preciso ordine di priorità. Al primo posto la prevenzione, poi la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio, il recupero e infine lo smaltimento dei rifiuti che consiste in qualsiasi operazione diversa dal recupero anche quando comporti il recupero di sostanze o di energia, come il deposito in discarica, la biodegradazione di rifiuti liquidi o fanghi nei suoli, l'iniezione dei rifiuti pompabili in pozzi, in cupole saline o in faglie geologiche naturali, l'incenerimento o il deposito permanente (ad esempio, la sistemazione di contenitori in una miniera). Al riguardo, la direttiva sottolinea che gli Stati membri «non dovrebbero promuovere, laddove possibile, lo smaltimento in discarica o l'incenerimento di materiali riciclati».

Entro il 2015, come chiesto dai deputati, dovranno essere istituiti regimi di raccolta differenziata almeno per la carta, il metallo, la plastica e il vetro. Dovranno pertanto essere adottate le misure necessarie affinché, entro il 2020, la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio di quei rifiuti domestici sia aumentata complessivamente del 50% in termini di peso.

Per il 2011 la Commissione dovrà formulare un piano d'azione che fissi ulteriori misure di sostegno volte a modificare gli attuali modelli di consumo e a definire una politica di progettazione ecologica, ovvero di eco-design, che riduca al contempo la produzione di rifiuti e la presenza di sostanze nocive, favorendo tecnologie incentrate su prodotti sostenibili, riutilizzabili e riciclabili.
E dal momento che chi inquina paga, i costi della gestione dei rifiuti dovranno essere sostenuti parzialmente o interamente dal produttore del prodotto che causa i rifiuti e in parte anche dai distributori. La direttiva chiede agli Stati membri di imporre a qualsiasi ente o impresa che intende effettuare il trattamento dei rifiuti il conseguimento della speciale autorizzazione dell'autorità competente. Tale autorizzazione dovrà precisare almeno i tipi e i quantitativi di rifiuti che possono essere trattati, i requisiti tecnici, le misure precauzionali e di sicurezza, le operazioni di monitoraggio e di controllo. L'autorizzazione dovrà essere negata qualora l'autorità competente ritenga, dopo adeguate ispezioni periodiche, che il metodo di trattamento previsto «sia inaccettabile dal punto di vista della protezione dell'ambiente». Gli Stati membri saranno infine tenuti a contrastare l'abbandono, lo scarico e la gestione incontrollata dei rifiuti e dovranno emanare le misure relative alle sanzioni da infliggere in caso di violazione delle disposizioni. Le sanzioni dovranno essere «efficaci, proporzionate e dissuasive».

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