«Faremo ricorso in Cassazione». È quello che si è limitato a dire l'avvocato Piero Longo uno dei difensori di Silvio Berlusconi a proposito del provvedimento con cui oggi la quinta corte d'appello di Milano ha respinto l'istanza di ricusazione del giudice Nicoletta Gandus presentata nell'ambito del processo in cui il presidente del consiglio è imputato insieme all'avvocato inglese David Mills per corruzione in atti giudiziari davanti alle decima sezione del tribunale penale presieduta proprio dal giudice Gandus.
I giudici della quinta corte d'appello, si legge nella motivazione della sentenza, sostengono che «i documenti che dovrebbero dimostrare l'inimicizia grave tra la dottoressa Gandus e il ricusante non rispondono a nessun requisito: sono mere manifestazioni di pensiero relative non a rapporti personali o comportamenti dell'onorevole Silvio Berlusconi, ma semplicemente critiche a testi di legge approvati dal Parlamento durante la legislatura 2001-2006, nella quale quest'ultimo è stato capo del Governo».
Nella motivazione che respinge l'istanza di ricusazione del giudice Gandus, si legge anche che quest'ultima «non sembra aver violato il codice deontologico dell'Associazione nazionale magistrati che all'articolo 8 individua per l'indipendenza del magistrato anche la sua esclusione da centri di potere partitici. Nulla - prosegue l'ordinanza - può indurre a ritenere che dai documenti attestanti le opinioni espresse da quel giudice, possano ricavarsi indizi di una sua partecipazione a tali centri».