Il ministro della Giustizia ha dato incarico all'Ufficio legislativo «di predisporre alcune modifiche legislative dell'attuale 41bis, per risolvere le carenze dovute alle interpretazioni, spesso contrapposte, date alla norma dai diversi tribunali di sorveglianza in merito all'attuale capacità di collegamento del soggetto con l'esterno, interpretazioni che spesso hanno determinato la fine dell'applicazione per molti detenuti». Lo afferma in una nota il Guardasigilli Angelino Alfano.
«Su questo punto - continua il ministro - è mia intenzione sollecitare un'attenta riflessione parlamentare, che riguardi tutte le forze politiche, per individuare gli opportuni interventi riformatori in grado di assicurare l'assoluta impermeabilità delle strutture carcerarie e armonizzare il sistema che finora ha sofferto variegate decisioni giurisdizionali in materia, non sempre di segno univoco».
Il ministro ha dato anche mandato al Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) «di assicurare, con ogni mezzo, la massima efficienza nel funzionamento del regime speciale e impedire così possibili comunicazioni con l'esterno da parte dei detenuti sottoposti al regime del 41bis. Se necessario, anche attraverso l'emanazione di nuove disposizioni organizzative interne».
«Voglio continuare a sperare - conclude Alfano - che l'antimafia sia tema unificante tra gli schieramenti politici e che si abbia l'onestà intellettuale e il coraggio di riconoscere alla parte avversa gli sforzi compiuti e i risultati ottenuti. Dal primo giorno del mio insediamento ad oggi ho firmato 73 41bis (51 conferme, 22 nuove applicazioni). L'ho fatto con grande rigore e grande riservatezza perchè credo fermamente che rientri a pieno titolo tra i miei doveri di ministro della Giustizia a garanzia della sicurezza del nostro Paese e contro le più aggressive forme di criminalità organizzata».
Di recente i Tribunali di sorveglianza hanno deciso negli ultimi sei mesi di annullare a 37 boss il duro regime carcerario previsto dal 41 bis, perché «non è dimostrata la persistente capacità del detenuto di mantenere tuttora contatti con l'associazione criminale di appartenenza». Diversi boss mafiosi, alcuni dei quali condannati per le stragi di via d'Amelio e poi di Roma, Milano e Firenze, ma anche affiliati alla camorra e alla 'ndrangheta, sono stati agevolati dal pronubnciamento dei giudici.
Proprio oggi sul tema è intervenuto il leader del Partito democratico, Walter Veltroni: «Certe decisioni che stanno allentando il regime carcerario per boss mafiosi, responsabili di omicidi e attentati, sono ingiustificate e rischiano di vanificare la lotta dello Stato alle cosche e alla malavita organizzata». Il segretario del Pd si è unito alle critiche dei familiari delle vittime di mafia che hanno parlato di «scandalo allo stato puro» dopo aver appreso che numerosi mafiosi sono tornati detenuti comuni, nonostante le condanne all'ergastolo e i misteri che ancora custodiscono.