È stata una giornata politica intensa, quella di ieri, sul fronte della giustizia. Mentre una delegazione dell'Italia dei valori depositava presso la Corte di Cassazione una richiesta di referendum abrogativo del lodo Alfano, il Guardasigilli tornava a parlare di lentezza dei processi e crisi di risorse.
«Inizia oggi il conto alla rovescia – ha dichiarato il leader dell'Idv, Antonio Di Pietro – per chiedere ai cittadini cosa ne pensano della legge sull'impunità che si è fatta apposta il presidente del Consiglio Berlusconi per non farsi processare». Immediata la replica del ministro della Giustizia, Angelino Alfano, secondo cui il referendum è «una decisione che ha preso autonomamente Di Pietro. Valuteranno prima la Corte costituzionale e poi, eventualmente, il popolo italiano». Dal Pdl il giudizio è ancora più netto: «Quello di Di Pietro è un comportamento eversivo – ha dichiarato il capogruppo alla Camera, Fabrizio Cicchitto –, ci presenteremo davanti alla gente per spiegare cos'è la legge Alfano».
A spostare il discorso su un piano più generale è stato il Guardasigilli. A margine dell'incontro presso la Regione Lombardia per la costruzione della cittadella giudiziaria, Alfano ha confermato che «la riforma in programma a settembre avrà come cardine l'accelerazione dei processi, con l'obiettivo di dimezzare i tempi». Novità anche sulla crisi delle risorse e del personale: un fondo assegnerà al ministero della Giustizia i beni confiscati ai mafiosi che, conferma il ministro, «saranno impegnati per sicurezza e giustizia». Secondo le stime potrebbe ammontare a oltre un miliardo di euro.
In merito alle carenze di organico, denunciate dal Csm (come già anticipato da Il Sole 24Ore di ieri), infine, il Guardasigilli fa sapere che non ha ancora fatto una valutazione in tal senso, ma sta lavorando «anche a questo».