Berlusconi gli ha scritto giovedì sera convocandolo per lunedì al "tavolo tecnico" dell'Economia con una richiesta perentoria: non c'è tempo da perdere, vogliamo conoscere subito le misure per rimettere in riga i conti della vostra sanità. Non lo dice, il premier, ma il Governo vuole che si cominci con i ticket. Ma ieri Piero Marrazzo, il governatore e commissario per la sanità del Lazio, ha replicato sempre per lettera a Palazzo Chigi: finché non avrò i 5 miliardi che ci spettano e che sono stati congelati dall'Economia, non andrò ad alcun incontro. Anzi, ha aggiunto alzando l'asticella: ogni giorno che passa il Lazio paga 1 milione di interessi per i finanziamenti bloccati, siamo pronti a presentare denuncia per danno erariale alla Corte dei conti. Parole che però non hanno fatto retrocedere il Governo: non faremo passi indietro, Marrazzo rispetti suoi doveri.
È scontro aperto sui conti di Asl e ospedali del Lazio. Un muro contro muro che al momento non sembra avere via d'uscita e dopo il quale ci potrebbe essere come estrema soluzione anche la nomina di un altro commissario al posto del governatore. Marrazzo non accetta che il Governo pensi di «commissariare il commissario e presidente eletto dai cittadini». E, sostenuto dai sindacati e dalla sua maggioranza dopo una giornata passata tra giunta e Consiglio regionale, risponde picche alla richiesta di varare una raffica di ticket anche fino a 360 milioni.
All'affondo di Marrazzo – che ha chiesto un «incontro urgente» a Berlusconi – ha replicato in serata il ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. «Invito Marrazzo a procedere con la necessaria coerenza» dettata dai risultati di un tavolo tecnico dal quale «è singolare supporre pregiudizi» dal momento che i tecnici sono gli stessi di Padoa-Schioppa e Prodi. Di più, ha aggiunto il ministro: i «mancati trasferimenti» lamentati da Marrazzo sono «la conseguenza obbligata della doverosa applicazione del piano di rientro» e di un «percorso di risanamento concordato». Ci vogliono i tagli, insomma, carte alla mano. E in ogni caso «se il Governo rinunciasse a pretendere dal suo Commissario le misure necessarie», salterebbe per aria «la credibilità dell'intero Patto per la salute» tra Stato e Regioni, col risultato di dare segnali di «deresponsabilizzazione» a tutte le Regioni, aprendo così «una lacerazione nella solidarietà che unisce le aree più forti a quelle più deboli perché nessuno accetterebbe di sostenere a pie' di lista l'inefficienza».
Avanti tutta, insomma, e senza sconti, insiste il Governo. E se Marrazzo davvero non si presentasse all'appuntamento di lunedì? «Si vedrà da lunedì», affermano fonti governative. L'ipotesi di cambiare in corsa il commissario non è ufficialmente considerata. Per il momento. Ma è una soluzione «tecnicamente» possibile per legge.
Tecnicamente, chissà se anche politicamente. Perché, è chiaro, un commissario che usi l'accetta e imbracci l'arma dei ticket non conviene a nessuno: sarebbe politicamente svantaggiosissimo. Per Marrazzo e la sua maggioranza, adesso. Ma anche per un commissario più "governativo", che farebbe ricadere sul Governo i costi dell'impopolarità di ticket e tagli. Per non dire degli interessi in gioco, dai privati alle cliniche cattoliche, e delle alleanze assolutamente trasversali agli schieramenti politici che in questa vicenda stanno tessendo la loro tela. E senza dimenticare le origini del maxi-buco da oltre 9 miliardi della Sanità laziale: l'ho ereditato da Storace, è l'accusa di Marrazzo. Come dire: perché dobbiamo pagare gli errori del centro-destra? Non a caso nella maggioranza alla Pisana si accusa: ma come, ad Alemanno il Governo assegna 500 milioni a fondo perduto e alla Regione nega i suoi diritti?
