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Musei e spettacoli, tagli del 30%

di Antonello Cherchi

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14 Agosto 2008
La coda all'ingresso del Cenacolo Vinciano, di fronte a S.Maria delle Grazie

In un ministero come quello dei Beni culturali, in difficoltà a far quadrare i conti, financo quelli delle bollette della luce dei musei, i tagli che si abbatteranno dal prossimo anno per circa il 30% del bilancio promettono l'effetto di uno tsunami. È stato sottolineato più volte durante la marcia di conversione della Dl 112 (si veda l'articolo di Salvatore Settis sul Sole 24 Ore del 4 luglio). Ne è conscio lo stesso ministro Sandro Bondi, che ha promesso di fare qualcosa. Per il momento, però, i tagli sono lì.
Si partirà nel 2009 con un budget più povero di 236 milioni, concentrati in un settore nevralgico come quello della tutela e della conservazione, che perderà 205 milioni (376 nel triennio). Meno soldi per i musei, le aree archeologiche, i restauri, le biblioteche, gli archivi, la tutela del paesaggio.
Ma a risentirne sarà soprattutto il Fondo unico per lo spettacolo, che si accollerà quasi il 40% delle riduzioni. Un copione già visto. Perché è dal Duemila che il Fus è il terreno prediletto dei tagliatori di bilanci. Otto anni fa il Fondo poteva contare su 516 milioni, che – in particolare sotto il precedente Governo Berlusconi – si sono via via assottigliati a 377 milioni. La due Finanziarie votate dal Governo Prodi (quella per il 2007 e il 2008) avevano rimpinguato il Fondo, riportandolo a 511 milioni e prevedendo che nel 2010 raggiungesse quota 563 milioni. Sono rimaste belle speranze.
In via del Collegio Romano sono, però, convinti che non tutto sia perduto. Nelle stanze rese deserte dal Ferragosto, il segretario generale Giuseppe Proietti spiega che i funzionari dell'Economia e quelli dei Beni culturali stanno lavorando «per rispettare i vincoli della spesa pubblica, ma allo stesso tempo garantire la funzionalità del ministero».
Di più sull'argomento Proietti non dice, ma il tavolo di confronto sembra preludere a una diversa collocazione dei tagli rispetto alle diverse voci di bilancio. Anche perché se la sforbiciata continua a concentrarsi su tutela e conservazione, si possono seriamente ipotizzare interventi drastici sui luoghi d'arte. Per esempio, ridurre gli orari di apertura. «È un'ipotesi che mi rifiuto di prendere in considerazione», replica Proietti.
Resta, però, il fatto che il budget che deve assicurare il funzionamento del ministero si è progressivamente ridotto negli anni: dai 142 milioni di euro del '96 si è passati ai 97 del 2006. Continue acrobazie per risparmiare sulla carta, il riscaldamento, la luce, il telefono di musei, archivi e biblioteche. E ora c'è da stringere ancora di più la cinghia. Ma oltre un certo limite non si può andare. «È però anche vero – sottolinea Proietti – che negli ultimi anni abbiamo razionalizzato le spese di funzionamento, soprattutto attraverso la promozione di progetti integrati e un diverso assetto del nostro bilancio».
E in tema di risparmi, Proietti ricorda anche quelli ottenuti con la ristrutturazione del ministero, che ha permesso di rinunciare a tre capi dipartimento (ora ci sono le direzioni generali) e ha tagliato del 5% i dirigenti di seconda fascia, grazie all'accorpamento di alcune soprintendenze, come quella di Sassari e Cagliari e di Napoli e Pompei.
Il fronte del personale rimane, però, un nervo scoperto, che diventa tanto più sensibile quanto più si profilano all'orizzonte massicci risparmi. Il ministero ha a libro paga oltre 22mila dipendenti, in grandissima parte sparsi sul territorio. A Roma, infatti, lavorano circa 800 persone. Il resto stanno nelle soprintendenze. Oltre al fatto che i ranghi degli specialisti – archeologi, storici, architetti, archivisti – lamentano da anni pesanti vuoti, il personale dei Beni culturali ha un'età media alta e i tagli non depongono a favore di un immediato ricambio.
Sta, però, per partire un concorso per 500 addetti: 100 funzionari direttivi (tra cui 50 architetti e 30 archeologi) e 396 assistenti museali, la figura che sostituirà i custodi e che dovrà fare molto di più che stare a guardia delle sale dei musei. All'assistente viene, infatti, chiesto di assistere i visitatori dei luoghi d'arte, informarli, guidarli. Tant'è che si pretende il diploma e la conoscenza dell'inglese. In 85mila aspirano a fare questo mestiere: tante sono le domande arrivate al ministero a inizio settimana. Per mettersi in lista c'è tempo fino a lunedì. Dopodiché si inizierà con le selezioni. Sempre che non ci si accorga che nel frattempo i soldi sono finiti.

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