È un rapporto stretto e di lunga data quello tra Benedetto XVI e «Famiglia cristiana». Ci scriveva da teologo di Ratisbona e la sua autobiografia "La mia vita" è stata pubblicata dalla San Paolo. Non solo: uno dei suoi allievi è stato proprio il professor Elio Guerriero, vicedirettore delle edizioni San Paolo, e direttore della rivista internazionale di teologia "Communio", fondata da Joseph Ratzinger. Un rapporto così stretto che il 1° ottobre 2005, da pochi mesi salito al soglio di Pietro, il Pontefice aveva ricevuto nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico la Famiglia paolina, guidata dal superiore generale don Silvio Sassi. Era la prima udienza concessa dall'inizio del pontificato a una congregazione religiosa, e queste cose nella Chiesa hanno il loro valore. Nel suo discorso aveva citato espressamente per ben due volte «Famiglia cristiana».

Protagonista in queste settimane di dure polemiche politiche, innescate da una serie di editoriali al vetriolo, il settimanale dei paolini è da sempre uno dei punti di riferimento della stampa cattolica. Ma è dalla fine degli anni 70 che gradualmente compie il salto e si rivolge a tutte le famiglie, tanto che la diffusione si impenna e cala la percentuale di vendita nelle parrocchie rispetto agli abbonamenti, oggi circa 380mila, e la vendita in edicola, attorno alle 100mila copie (in tutto 630mila). Ma negli ultimi tempi le cose non vanno più tanto bene. «Famiglia cristiana sta subendo una forte crisi di vendite – spiega l'amministratore unico del Gruppo San Paolo, don Vito Fracchiolla – e se prima i suoi utili contribuivano a tenere in vita anche gli altri 13 periodici del Gruppo, adesso riescono appena a coprire le spese della rivista». Dal 1° agosto 2008 sono state chiuse tutte le redazioni locali dei periodici paolini e le attività sono state concentrate su Milano». Il motivo di questa centralizzazione è duplice: «Valorizzare i giornalisti interni e concentrare ogni sforzo sulla piattaforma multimediale. A febbraio, infatti, partirà il nuovo sito di Famiglia cristiana», la cui realizzazione dovrebbe costare circa 1,3 milioni di euro.

Il settimanale è stato lanciato nel firmamento editoriale da don Giuseppe Zilli – morto a seguito di un incidente nel 1981 – che aprì la redazione a giornalisti esterni alla Congregazione e li spedì in giro per il mondo a fare inchieste scomode (in Urss prima del boicottaggio alle Olimpiadi nell'80, per esempio). Tradizione poi raccolta da don Leonardo Zega e dal 2000 da don Giuseppe Sciortino, che da oltre un anno e mezzo ha lanciato la fortunata formula degli editoriali non firmati in primo piano.

Battaglie dure contro il Governo Berlusconi, da subito: il giornale ha criticato l'assenza di un solida rappresentanza cattolica nell'Esecutivo, poi la finanziaria che faceva solo "carità" alle famiglie, quindi l'attacco alla proposta di prendere le impronte ai bambini rom e infine sulle "buffonate" del governo. Parole dure anche per la sinistra, dalla manifestazione di piazza Navona alle aperture sull'eutanasia, fino alla marginalizzazione dei cattolici nel Pd tanto da paventare una scissione. Non risparmiò neppure il cattolico Romano Prodi un anno fa sulle tasse e i privilegi della classe politica.

Un impegno, quello di «Famiglia cristiana» che non appare quindi marcato di militanza, anche se nel tempo i paolini sono stati spesso guardati con sospette simpatia di sinistra post-cattocomunista. Un'accusa che il condirettore, don Giusto Truglia, ha respinto anche ieri.
Fu per tutt'altro motivo che nel '97 l'allora presidente della Cei, il cardinale Camillo Ruini ottenne dal Papa Giovanni Paolo II un decreto pontificio di commissariamento della Società San Paolo, nominando monsignor Antonio Buoncristiani, fedelissimo del cardinale Vicario (e da qualche anno arcivescovo di Siena), delegato presso la Società San Paolo, con l'incarico di «esercitare tutte le funzioni spettanti normalmente sia al Superiore generale che al Superiore provinciale». Il commissarimento avvenne per motivi di gestione interna della Congregazione (in cui rientravano anche programmi di riorganizzazione del settore editoriale, proposte che videro divisioni all'interno): in ogni caso di lì a poco Zega lasciò la direzione di «Famiglia cristiana».