Secondo la Commissione europea, i provvedimenti adottati dal Governo italiano sui campi nomadi non sono discriminatori e quindi sono in linea con il diritto comunitario. Lo ha affermato Michele Cercone, portavoce del commissario europeo per Giustizia, libertį e sicurezza, Jacques Barrot dopo che l'esecutivo europeo ha analizzato il rapporto inviato lo scorso 1 agosto dal governo italiano. Non č la prima volta che gli organi europei si pronunciano sui discussi rimedi individuati dal Governo Berlusconi sui nomadi e inseriti nel pacchetto sicurezza. Il 10 luglio il Parlamento europeo aveva «censurato» la presa delle impronte digitali dei bambini rom.
Rispondendo a chi chiedeva se la Commissione europea avesse concluso la valutazione del rapporto Cercone ha sostenuto che «nč ordinanze, nč le linee direttrici, nč le condizioni di esecuzione, autorizzano la raccolta di dati relativi all'origine etnica o religiosa delle persone censite». In questo contesto, ha aggiunto Cercone, in Italia «non c'č nessuna raccolta sistematica delle impronte digitali» nei campi nomadi. E soprattutto «la presa di impronte digitali ha il solo fine di identificare le persone quando non sono in possesso di un documento e comunque come extrema ratio».
Lo scorso 10 luglio, il Parlamento europeo aveva approvato una risoluzione di Pse, Verdi, Liberaldemocratici e Sinistra europea che esortava le autoritą italiane «ad astenersi dal procedere alla raccolta delle impronte digitali dei rom, inclusi i minori e dall'utilizzare le impronte digitali gią raccolte in attesa dell'imminente valutazione delle misure previste annunciata dalla Commissione, in quanto questo costituirebbe chiaramente un atto di discriminazione diretta fondata sulla razza e l'origine etnica».