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Scuola, la protesta corre su Facebook
e su Youtube

di Antonio Carlo Larizza

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30 Ottobre 2008
Il testo del decreto legge
Per buona educazione. Tra la piazza e il Web 2.0
Nòva 100

Lezioni in piazza. «A tutti i professori che volessero aderire all'iniziativa e agli studenti che si sono già messi in contatto con i docenti per le lezioni. Abbiamo avvisato la questura della nostra presenza sul suolo pubblico ottenendo i seguenti permessi: Mercoledì dalle 14 alle 19:30, Piazza Unità; Giovedì dalle 9 alle 13, Piazza Sant'Antonio; Giovedì dalle 14 alle 19:30, Piazza Unità; Venerdì dalle 14 alle 19:30, Piazza Unità. Vi preghiamo di non portare sedie o tavoli perché si tratterebbe di occupazione di suolo pubblico, concessa una lavagna bianca con treppiede. Visto che una ragazza del coordinamento si è presa la responsabilità di firmare i permessi, comportatevi bene!».
Questo messaggio è stato scritto martedì sul blog di «Coordinamento 133», il movimento che aggrega studenti e personale dell'Univeristà di Trieste nato «per difendere il sistema universitario dalle conseguenze della legge 133». Il tono pacato, lo stile pragmatico ricordano un post che da lunedì campeggia su «No 133 Pavia», il blog per studenti, dottorandi, ricercatori e docenti dell'Università di Pavia. Il titolo annuncia una dispensa sulla Legge 133. Il testo recita: «Slide preparate da "Studenti Indipendenti", ottime per chi si avvicina per la prima volta all'argomento». Poi, se invece di scaricare le 25 pagine di dispense prodotte dagli studenti si decide di andare a vedere chi sono gli studenti indipendenti, si scopre che studiano fisica a Pavia e che hanno uno slogan tutto loro: «La Razionalità al Potere». E il cerchio si chiude.
Questo breve giro di web racconta solo una goccia dell'Onda studentesca che sta gonfiando la rete italiana. Un'onda fatta di contenuti prodotti dal basso: s i stima che nell'ultimo mese il volume di documenti pubblicati online sui siti studenteschi sia aumentato del 30%. Non solo su quelli istituzionali. Blog e social network come Facebook – utilizzati per raccontarsi o ritrovare i vecchi amici – sono diventati spazi per allargare il proprio giro virtuale e luoghi per prendere posizione. C'è un numero che più di altri dà la dimensione del fenomeno: la petizione «A favore dell'istruzione e della ricerca! No alla L.133/08» – aperta su Facebook – ha raccolto in pochi giorni più di 130mila adesioni.
Questa volta gli studenti – dalle elementari alle università – hanno usano la rete per quello che è e dovrebbe essere sempre: una piattaforma per comunicare in modo costruttivo e mettere in atto forme di produzione di contenuti multimediali dal basso. Le storie che arrivano da tutta Italia sono uniche, ma si assomigliano. «A Trento – racconta Francesca Re, studentessa alla facoltà di Sociologia – internet è stato il principale canale utilizzato per organizzare le attività. Le prime riunioni sono state convocate attraverso Facebook. Gli stessi giornalisti dei media locali hanno appreso della prima assemblea attraverso questo strumento. Il comitato "No Gelmini" ha creato una pagina in Facebook e ha inoltrato la segnalazione della riunione, cui hanno partecipato anche docenti della facoltà. La pagina contiene il rimando al blog dove vengono segnalati gli appuntamenti».
Gli stessi collegamenti crossmediali sono scattati a Pavia, dove gli studenti, servendosi di una telecamera e di un computer connesso a internet, trasmettono le assemblee online (ancora una volta sfruttando Facebook); a Milano, dove i ragazzi di «Acido Politico» raccontano quello che accade con la loro web tv riuscendo ad anticipare la stampa tradizionale di qualche ora; a Firenze, dove il portale dei ricercatori precari fa rimbalzare l'articolo di «Nature» contro i tagli alla ricerca annunciati dal Governo; a Trieste, dove l'assemblea generale organizzata via internet attira più di 3mila persone e viene riconvocata in giardino. O a Reggio Calabria, dove i ragazzi di Ponte Radio pubblicano sul loro blog i documenti di lavoro autoprodotti per analizzare l'ipotesi di trasformazione dell'università in fondazione privata, avanzata dal ministro Tremonti. E anche i favorevoli alla riforma fanno sentire la loro voce in rete: su Facebook sono quasi 3mila i sostenitori del ministro della Pubblica istruzione.
Esempi non isolati di un dibattito che vive tra la piazza e la rete. E che proprio in rete sfrutta con sapienza mista a stupore il potere amplificato del passaparola. Cercando nuovi strumenti per vecchie pratiche da rinnovare. Come succederà per esempio oggi, se l'esperimento organizzato da Raduni andrà a buon fine. Il network che raccoglie la maggior parte delle web radio universitarie ha organizzato, in occasione dello sciopero generale della scuola, una diretta via web a reti unificate: per un giorno, tutte le radio che aderiscono all'organizzazione trasmetteranno la stessa programmazione, realizzata con una staffetta tra le varie redazioni. Inizieranno gli studenti di Radio Zammu di Catania, alle 9 del mattino, poi il microfono passerà nelle mani degli studenti di Unis@aund, la radio universitaria di Salerno. La programmazione prevede interviste a docenti, presidi di facoltà, rappresentanti degli studenti. Salerno riferisce di aver invitato anche il ministro Gelmini. E ovviamente ci sarà anche una cronaca dalle manifestazioni. Il tutto sarà trasmesso in contemporanea dalle radio universitarie di Cagliari, Catania, Padova, Palermo, Pavia, Salerno, Teramo, Verona, Trieste, Genova, Foggia, Roma Tor Vergata, Trento, Urbino e Venezia. Un esperimento senza precedenti, che potrebbe diventare un numero zero per un nuovo format da replicare. Ma anche un'occasione per permettere all'Onda di prendere coscienza di se stessa.
  CONTINUA ...»

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