Dopo oltre cinque mesi di blocco e 43 'fumate nere' la vicenda del presidente della commissione parlamentare di Vigilanza sembra essersi sbloccata.
La maggioranza ha deciso di partecipare oggi alle votazioni, assicurando il numero legale per deliberare, che era sempre mancato in questi mesi, depositando però nell'urna 'scheda bianca', non votando il candidato dell'opposizione Leoluca Orlando. La contrarietà alla nomina dell'esponente dell'Idv resta assoluta, ma il Pdl ha deciso di far costituire l'organismo parlamentare di controllo sulla tv pubblica ed avviare il ricambio dei vertici della Rai che sono scaduti da fine maggio sorso.
Quel che appare ormai abbastanza certo è che giovedì 13 novembre, condiviso o no tra i due poli, la Vigilanza avrà un presidente.
La commissione è convocata per domani mattina alle ore 9, quando dovrebbe esserci una seconda votazione valida ma senza elezione.
Alla terza votazione, prevista per le 14,30, il quorum necessario per eleggere il presidente non sara' piu' dei 3/5 dei membri dell'organismo ma la maggioranza dei componenti. A quel punto la maggioranza, con i suoi 22 commissari su 40, avrà i numeri per nominare il presidente della Vigilanza. Chi voterà non è ancora chiaro. Si parla di un esponente del Pd di alto livello che avrebbe grossi problemi a dimettersi dall'incarico.
Il Pd, cercherà di evitare di trovarsi in questa situazione e domani mattina, dopo la prima votazione è già stato convocato un vertice a cui dovrebbe partecipare anche l'Idv per cercare di trovare una soluzione e non farsi mettere 'all'angolo' dal centrodestra. Ma la tensione tra i due partiti sta crescendo anche perché Orlando nel segreto dell'urna non ha raccolto tutti i voti dei commissari dell' opposzione, con alcune defezioni che sono state evidenziate e criticate.
E' chiaro che nel caso di elezione di un esponente dell' opposizione, pur se con i soli voti della maggioranza, e in caso di sue dimissioni, il Pdl potrebbe nominare un suo esponente alla presidenza evocando la necessita' di rendere operativo l'organismo di vigilanza e permette di dare alla Rai dei vertici pienamente operativi in un momento di generale difficolta' economica.
Il capogruppo dei senatori del Pdl, Maurizio Gasparri, ha ribadito la volontà della maggioranza di rispettare "la prassi parlamentare che assegna la presidenza all' opposizione" ma è da vedere se questa posizione sarebbe confermata di fronte alle dimissioni di un presidente eletto. La "prassi" peraltro è in vigore dal '95 ma la Vigilanza inizia la sua storia dal '75 con la riforma della Rai, e fino metà degli anni '90 la presidenza era sempre stata nelle mani della maggioranza di governo.
Ci sono poi le ricadute sulla nomina del nuovo consiglio di amministrazione della tv di Stato. La mancata costituzione della commissione parlamentare ha bloccato per cinque mesi la nomina del nuovo cda e del nuovo direttore generale. La legge affida alla Vigilanza la nomina diretta di 7 membri della commissione, e la 'ratifica' del presidente con la maggioranza qualificata dei 2/3 suoi membri.
Se saltasse la presidenza dell'organismo parlamentare targata Idv, si aprirebbe un problema all'interno dell'opposizione.
Finora si era ipotizzata una divisione dei tre membri in cda spettanti al centrosinistra, due al Pd e uno all'Udc, con l'Idv che si 'accontentava' della Vigilanza. A questo punto in teoria il Pd dovrebbe rinunciare ad un consigliere per compensare il partito di Di Pietro, ma la scelta non sarebbe indolore per la formazione di Walter Veltroni, visto che sono molte le anime interne che aspirano a poltrone a viale Mazzini.
