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Nel centro-destra italiano
soffia il vento di Obama

di Barbara Fiammeri

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4 novembre 2008

Il vento è cambiato. Anche nel centro-destra italiano. Le feste per seguire in diretta il verdetto del voto statunitense sono cominciate. Ma contrariamente a quattro anni fa, quando tutti erano schierati apertamente a favore di di George W. Bush, oggi si fa fatica a trovare fan entusiasti di McCain nel Popolo della libertà. Silvio Berlusconi, che seguirà lo spoglio dalla residenza romana di Palazzo Grazioli, si è limitato a una battuta: «Che vinca il migliore», lasciando così intendere che una presidenza Obama non provocherà alcun cambiamento nei rapporti Italia-Usa. E c'è già chi si è addirittura premurato di evidenziare i tratti comuni tra il premier italiano e il candidato democratico: «Hanno la stessa capacità comunicativa, lo stesso pragmatismo», dice Antonio Leone, esponente del Pdl e vicepresidente della Camera.

Questa corsa a «saltare sul carro del vincitore» non piace a Maurizio Gasparri. Il capogruppo del Pdl al Senato fa sapere che se anche Obama è favorito non cambierà idea: «Tiferò McCain perchè preferisco la politica repubblicana sulla riduzione delle tasse e sulla lotta al terrorismo fondamentalista». La pensa così anche Giovanni Dell'Elce (Fi): «Sosterrò McCain, perchè non posso certo saltare sul carro del vincitore come tanti stanno facendo in queste ore. Io sono un repubblicano della prima ora. Bisogna essere fedeli alle proprie idee». Anche Gaetano Quagliariello vicepresidente vicario dei senatori del Pdl dice che se fosse americano voterebbe McCain. Ma ci tiene a far sapere che «non gli è piaciuta la campagna elettorale» che ha fatto il candidato repubblicano. «Questa volta - ammette l'esponente di Fi - la sfida non mi appassiona più di tanto. Per noi del centrodestra, a differenza di altri, l'America resta sempre l'America, chiunque verrá eletto come presidente».

Chi invece non ha dubbi è la Lega. La candidatura di McCain è «in difesa della propria religione, delle proprie radici, della propria cultura», sentenzia il capogruppo al Senato del Carroccio Federico Bricolo. Ma restano voci isolate. Probabilmente, tanta prudenza va interpretata anche in chiave di politica interna: evitare che l'eventuale vittoria di Obama possa essere utilizzata interamente dall'opposizione. «Veltroni sta lanciando una campagna mediatica nella quale, per far dimenticare le sue sconfitte elettorali cavalca l'eventuale vittoria di Obama per farla sua», conferma Fabrizio Cicchitto, capogruppo alla Camera del Pdl. «Ma l'aspetto paradossale di tutto ciò - aggiunge - è che in Italia Veltroni è alleato di Di Pietro. Anzi, è alleato subalterno, come in Abruzzo. E tra Obama e Di Pietro c'è una bella differenza...».

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