L'ipotesi di avviare una commissione bicamerale per l'attuazione del federalismo fiscale si fa sempre più remota. Mentre acquista consensi l'idea di integrare la commissione per le questioni regionali con i rappresentanti delle autonomie locali. Nata sabato scorso dalla proposta bipartisan del presidente della Camera Gianfranco Fini e dell'ex ministro degli Esteri Massimo D'Alema, l'idea di un dar vita a un organismo ad hoc sembra ormai stimolare solo il Pd. La riprova si è avuta stamattina in occasione del convegno sul federalismo organizzato dall'Anci al Senato. Nel corso del quale il capogruppo del Pdl Maurizio Gasparri ha detto di preferire «il potenziamento degli organi esistenti e il rafforzamento dei loro poteri affinché non siano solo consultivi».
Per la maggioranza una soluzione praticabile sarebbe affidare l'esame dei decreti delegati alla commissione bicamerale per le questioni regionali, magari potenziata con i rappresentanti degli enti locali. Un suggerimento in tal senso è giunto dal presidente della commissione Affari costituzionali di Palazzo Madama, Carlo Vizzini. Sostanzialmente d'accordo la Lega Nord. Con il capogruppo del Carroccio alla Camera Roberto Cota che ha contestualmente ribadito il suo "no" a quello che sarebbe solo «l'ennesimo carrozzone per frenare le riforme».
Come detto le uniche voci a favore sono giunte dal Partito democratico. Il presidente dei senatori Anna Finocchiaro ha rilanciato sulla proposta D'Alema-Fini. L'unica, a suo giudizio, capace di cogliere che «il cuore della riforma sarà legata ai decreti legislativi ma il controllo del Parlamento non può essere by-passato». E sul punto è tornato a pronunciarsi anche Massimo D'Alema. A margine di un seminario organizzato dalla Cisl e a cui ha partecipato anche il presidente brasiliano Luiz Inacio Lula Da Silva, D'Alema ha commentato: «Il dibattito è stato condizionato da una mostruosa ignoranza dei regolamenti parlamentari». Precisando poi che un «una bicamerale per una riforma così complessa è quasi un atto dovuto».
Direttamente interessati alla vicenda sono anche i sindaci. Pur senza esprimere alcuna preferenza sulle due ipotesi in campo il presidente dell'Anci Leonardo Domenici ha commentato: «Decida il Parlamento quale soluzione intraprendere. Per noi – ha aggiunto – è fondamentale che in quelle sedi vi sia il coinvolgimento di Regioni, Province e Comuni». Ma il vero nodo per i municipi è un altro: dopo l'eliminazione dell'Ici i Comuni «hanno un problema enorme a chiudere il consuntivo 2008 e l'impossibilità di fare entro il 31 dicembre di quest'anno il preventivo 2009». Per Domenici l'unica soluzione è che il Governo «cambi strada». Se non ripristinando l'Ici quanto meno razionalizzando, in sede di federalismo fiscale, l'imposizione immobiliare e destinandola in misura prevalente ai Comuni.