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D'Alema: «Grande patto sulle regole»

di Emilia Patta

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6 dicembre 2008
IL PUNTO / Si tenta di riproporre un clima di solidarietà nazionale (di Stefano Folli)

La vicenda De Magistris dimostra che il problema della giustizia è arrivato a un punto «allarmante »: da qui la necessità di una riforma delle istituzioni che comprende anche la riforma della giustizia. «Un tema che non riguarda solo i rapporti con la politica ma il rapporto con i cittadini, perché il rischio che i cittadini perdano la fiducia è altissimo. Ma la cornice deve essere quella di una grande riforma istituzionale accompagnata da una nuova legge elettorale».

Massimo D'Alema, il giorno dopo aver rassicurato Walter Veltroni di non volere le sue dimissioni da segretario del Pd, parte dal tema caldo della giustizia con lo scontro tra Procure in atto sul caso De Magistris e il giorno dopo l'intervento del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – per disegnare il grande progetto cui deve tendere l'opposizione: un patto sulle regole con il centro-destra recuperando lo «spirito riformatore» degli ultimi anni 70. Quando con i governi democristiani di solidarietà nazionale sostenuti dall'astensione del Pci il Parlamento riuscì a licenziare, e pur in un'Italia lacerata dalla guerra civile ingaggiata dal terrorismo, alcune delle grandi leggi «civili» del Paese: la 194 sull'aborto, la 180 sulla chiusura dei manicomi, l'istituzione del servizio sanitario nazionale. Lo scenario è quello di Red, il «laboratorio»creato da D'Alema per dare un «contributo» al dibattito interno al Pd. Alle domande di Lucia Annunziata rispondono, insieme a D'Alema, il senatore a vita Giulio Andreotti e il presidente azzurro della commissione Antimafia Giuseppe Pisanu. «In quegli anni di terrorismo –rievoca D'Alema, che allora era segretario generale della Fgci i grandi partiti erano tutti dalla stessa parte. Con le riforme si è voluta dare una risposta positiva alle esigenze di rinnovamento del Paese. Erano anni in cui il Parlamento aveva autorevolezza e i partiti selezionavano una classe dirigente di alto livello politico e di grande competenza civile. Anni in cui la laicità della politica, e la vicenda dell'aborto lo dimostra, metteva il Paese davanti alle ideologie». Quello che si è perduto e va assolutamente recuperato, incalza D'Alema, è il «senso dello Stato e l'etica della responsabilità ». Mentre oggi «gli interessi particolari e le ideologie si scaricano direttamente sulla politica senza più la mediazione della politica». Mediazione negli interessi del Paese senza la quale è «più difficile produrre riforme e garantire l'autorevolezza delle istituzioni». È un problema di cui ancora non si è venuti a capo, sottolinea D'Alema, mentre quello che serve ora al Paese è più che mai un «grande patto per riscrivere le regole». Insomma una riedizione della bicamerale degli anni Novanta, rilancia Annunziata. «La bicamerale io la considererò sempre come una delle grandi occasioni e prove mancate per il nostro interlocutore per affermarsi come capo di stato oltre che capo di un partito politico», è la sfida diretta a Silvio Berlusconi. E l'interlocutore del Pd sulle riforme, va da sé, è lui.

Prima riforma sul tavolo quella della giustizia. Alla quale si aggancia subito il Guardasigilli azzurro Angelino Alfano. «Non ho la pretesa di sapere chi ha torto e chi ha ragione dice il ministro della Giustizia riferendosi al caso De Magistris – ma è chiaro che la giustizia è malata, non c'è bisogno di portarla sempre dal radiologo per capirlo. È necessario varare riforme che mettano insieme il sistema giudiziario: il Pd deve smarcarsi da Di Pietro sul terreno della giustizia». Il punto dolente è proprio l'alleanza con il «giustizialista» Di Pietro.Se infatti D'Alema sembra pensare a una riforma della giustizia che ritocchi anche la Costituzione, tocca al responsabile del partito Lanfranco Tenaglia (ieri ricevuto al Colle) ricordare la linea: «Si possono benissimo adottare delle misure per migliorare l'efficienza del processo senza toccare la Carta costituzionale».
Intanto il dialogo, complice il "senso pratico" della Lega, va avanti sul federalismo fiscale. Con l'assenso del premier. Ieri il Pd ha illustrato il proprio Ddl (come anticipato dal Sole 24 Ore il 3 dicembre): bicameralina e "patto per la convergenza" tra Nord e Sud sui servizi essenziali i cardini della proposta. L'obiettivo è arrivare a un testo condiviso. Magari già martedì, quando ci sarà la relazione di Calderoli e l'audizione di Tremonti davanti alle tre commissioni competenti al Senato.

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