La Corte europea per i diritti dell'uomo di Strasburgo ha bocciato lunedì il ricorso presentato da privati cittadini e associazioni cattoliche contro la sentenza che ha autorizzato la sospensione dell'idratazione e del nutrimento di Eluana Englaro, giudicandolo «irricevibile» per mancanza dei necessari presupposti.
I giudici di Strasburgo hanno respinto su tutta la linea le tesi dei ricorrenti perché, in primo luogo, questi «non hanno alcun legame diretto» con la persona in coma dal 1992 ma soprattutto perché non hanno fornito prove ed elementi sufficienti per dimostrare che lo Stato italiano è venuto meno, con la sentenza della Corte d'appello di Milano, alla tutela dei loro diritti alla vita e a un processo equo, nonché al divieto di trattamenti inumani o degradanti. «Affinché un ricorrente possa dichiararsi vittima - si legge nel comunicato della Corte - occorre produrre indizi ragionevoli e convincenti» e, si legge, «semplici sospetti o congetture non sono sufficienti». I ricorrenti, nel caso specifico, «non hanno soddisfatto questa condizione».
«Così come la Corte d'appello di Milano ha fatto nel caso Englaro, l'autorità giudiziaria - si legge ancora sul comunicato - dovrebbe seguire, nell'analisi dei fatti, i criteri fissati dalla Corte di Cassazione con la sentenza del 16 ottobre 2007».
Poichè la decisione della Corte d'appello di Milano non impedisce in alcun modo ai privati cittadini di continuare a portare avanti la loro causa, per i giudici di Strasburgo le associazioni non possono sostituirsi a loro e «non possono essere considerate vittime» di presunte violazioni dei diritti sanciti dalla Convenzione europea sui diritti umani.
La replica del Vaticano
«Ammazzare un innocente è qualcosa di totalmente negativo», così il cardinale Javier Lozano Barragan, presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari, ha commentato la decisione della Corte di Strasburgo di respingere il ricorso di alcune associazioni sul caso di Eluana Englaro. «La settimana scorsa il ministro Sacconi ha fatto una circolare dicendo che non si deve staccare la spina - ha spiegato Barragan - la bontà o la malignità di una azione non dipende da quello che un uomo o una collettività decidono, ma da una realtà oggettiva, e la realtà oggettiva è la vita». Per il porporato, «hanno fatto bene le associazioni a presentare il ricorso, volendo far applicare il quinto comandamento, che è 'non uccidere'». Ed ha concluso: «Un'azione è buona o cattiva secondo la sua oggettività, non secondo la decisione di chicchessia».
Commentando la decisione della Corte, il padre di Eluana, Beppino Enlgaro che, nei giorni scorsi ha lanciato un appello alla stampa e alla politica chiedendo una pausa di riflessione, si è limitato a dire: «Nessuna sorpresa perchè lo consideravo irricevibile da una Corte europea già allora», cioè al momento della presentazione.