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Scarpinato: «Oggi la mafia i soldi li fa con la testa e non con i muscoli»

di Rino Giacalone

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10 dicembre 2008

Resta al centro degli interessi di Cosa nostra trapanese la Calcestruzzi Ericina, l'azienda confiscata alla fine degli anni Novanta al capo mafia Vincenzo Virga, e che la nuova mafia, quella che fa impresa, voleva a tutti i costi far fallire, per fare smacco allo Stato e poi acquistarla con una spesa da grande svendita. Quando i boss si resero conto che nopn sarebbe stato possibile fermare lo Stato allora il loro interesse cambiò. Riuscirono ad infiltrarsi con le loro forniture di inerti. Senza fare tanto rumore. La Siciliana Inerti Bituminosi di Valderice, dalla quale partivano le forniture per la Calcestruzzi confiscata, però ,ben presto svelò il suo volto: nel novembre del 2005 il suo titolare, l'imprenditore Tommaso Coppola fu arrestato dalla Polizia. Fu condannato a 6 anni perché faceva parte della cupola locale.

Possidente di grande spicco, frequentatore dei migliori salotti della politica e della borghesia cittadina, proprietario di un patrimonio, adesso sequestrato, per 30 milioni, lui dal carcere ha continuato ad interessarsi a diverse cose, Calcestruzzi Ericina compresa. Ha pilotato la sua finta fuoriuscita dalle sue aziende, pensando così di riuscire ad evitarne il sequestro, ma anche di continuare a fare una serie di «affari», come per esempio vendere ancora gli inerti alla Calcestruzzi Ericina. Intercettato nella sala colloqui di un carcere a parlare con suo nipote, Salvatore Fiordimondo, gli investigatori hanno seguito in diretta il tentativo di Coppola di istruirlo con chi parlare e come arrivare al prefetto dell'epoca perché la Siciliana Inerti continuasse ad essere fornitrice della Calcestruzzi Ericina. Secondo i magistrati i contatti ci sono stati, un parlamentare nazionale su sollecitazione di un politico di Valderice se ne è interessato, il prefetto pure. Nessun nome è stato fatto in conferenza stampa oggi a Trapani, «posizioni da approfondire» ha detto il procuratore aggiunto Roberto Scarpinato, ma nell'ordinanza i nomi ci sono e sono quelli del senatore Antonio D'Alì, dell'odierno sindaco di Valderice Camillo Iovino (in manette è finito il suo vice Francesco Maggio che faceva da prestanome a Coppola) e del prefetto, oggi di Catania Giovanni Finazzo. C'è anche la testimonianza di un amministratore giudiziario della Calcestruzzi Ericina, Luigi Miserendino, convocato da Finazzo proprio per valutare se mantenere quella fornitura. I magistrati a proposito del prefetto però annotano che il suo non è stato «un intervento perentorio». La messinscena peraltro era perfetta, Salvatore Fiordimondo andava dicendo in giro che suo zio, Tommaso Coppola in quelle aziende non c'entrava più nulla, e anche questo venne fatto risultare da qualcuno a Finazzo. Gli atti dal notaio erano stati fatti, don Masino Coppola risultava estromesso. Ma dal carcere dava ordini e fuori le sue società facevano quello che lui diceva.

Come per esempio seguire una serie di rapporti per ottenere alcuni finanziamenti con la 488. «A Trapani, terreno elettivo della mafia dei colletti bianchi - ha detto il procuratore aggiunto della Dda Roberto Scarpinato - Cosa Nostra si avvale della complicità di avvocati, ragionieri, esperti che studiano come annullare gli effetti dei provvedimenti adottati dalla magistratura, come gestire le 488. Quello a questo proposito emerso è soltanto una punta dell'iceberg. Non è un caso se in Irlanda o in Spagna i finanziamenti pubblici hanno rappresentato un volano per l'economia, mentre nel Meridione d'Italia sono finiti nella voragine dell'economia mafiosa». Coppola è riuscito a ottenere un finanziamento da oltre 2 milioni per un residence da ampliare, un altro finanziamento da oltre un milione lo stava ottenendo per fare costruire un nuovo residence. Il tutto veicolato da due patti territoriali. Anche in questo caso di mezzo c'era la politica, due amministratori, oggi non più in carica di Erice, l'ex sindaco Ignazio Sanges e l'ex suo vice sindaco l'avvocato Leonardo Mione. Al primo Coppola avrebbe chiesto di parlare con Silvio Cuffaro, fratello dell'allora Governatore Totò Cuffaro. Silvio Cuffaro, commercialista, era revisore dei conti al Comune di Erice. «Allo stato nessun politico è stato raggiunto da informazione di garanzia e non posso dire se ci sono indagini o meno» ha detto ancora Scarpinato.

Tra gli episodi particolari quello per la costruzione (20 milioni di euro) del nuovo porto di Castellammare del Golfo. Anche lì Coppola voleva fare assicurarsi le forniture di calcestruzzo. «Nel trapanese l'economia non è zavorrata dal racket delle estorsioni, ma da pezzi di classe dirigente - ha detto Roberto Scarpinato - Se continuiamo con le fiction televisive di Riina e Provenzano, se nei dibattiti antimafia si continua a dire che il male è soltanto il pizzo, la mafia non la sconfiggeremo mai. Dobbiamo compiere un salto di qualità culturale - ha aggiunto - i media devono aiutarci a far capire che la mafia non è bassa macelleria criminale; oggi la mafia i soldi li fa con la testa e non con i muscoli, studiando l'ordinamento per perseguire il massimo dei profitti con il minimo sforzo». Per il magistrato c'è oggi «una mafia che pensa mette in campo degli insospettabili». «A Trapani il pizzo lo pagano in pochi» dice il capo della Mobile, Giuseppe Linares, secondo cui quella trapanese è prevalentemente una «Cosa Nostra dei salotti con potenti collegamenti istituzionali», una sorta di «borghesia mafiosa che coopta imprenditori» e che rivolge le sue attenzioni verso reati puniti con pene minori, «come la truffa, ad esempio».

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