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«Stop agli smodati appetiti di Romeo»

di Laura Serafini

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Domenica 28 Dicembre 2008

È il 13 marzo del 2008. La cornice è l'edificio stile Ventennio di via Petroselli a Roma che ospita l'assessorato ai Lavori pubblici. Si svolge una riunione di tecnici, cui partecipa il generale dell'Arma dei Carabinieri Alfonso Venditti nominato presiedente dell'Organismo di monitoraggio sulla "concessione di servizi pubblici", ovvero l'affidamento della manutenzione delle strade della Capitale al raggruppamento di imprese guidato dalla Romeo Gestioni.

Alla riunione prende parte anche Alfredo Romeo. Il clima è esasperato: ormai da mesi dirigenti comunali e organismo di monitoraggio devono contestare le pressoché totali inadempienze di Romeo&C. rispetto agli obblighi concessori. All'imprenditore vengono mossi rilievi e le critiche. E lui che fa? «L'avvocato Romeo sottolinea più volte vigorosamente – riferisce su quell'episodio il rendiconto trimestrale (febbraio-aprile 2008) dell'Organismo di monitoraggio – l'importanza dell'aspetto innovativo della concessione in essere che, a suo dire, ha suscitato enorme interesse in grandi città italiane ed estere, per la quel ragione si sta sviluppando un'importante opportunità di mercato che, nello specifico settore, vedrebbe la Romeo Gestioni in "pole position" sulla scorta del "Know-how" acquisito sulla base dell'esperienza in essere» a Roma.

«Se tutto ciò corrisponde al vero - chiosa l'estensore del rendiconto – si possono rinvenire ampi margini di duro confronto per indure la controparte a mitigare gli smodati appetiti in fatto di "utile di impresa" privilegiando in questa prima applicazione il prestigio di impresa certificato dall'amministrazione comunale».

Proprio in quel periodo il Comune di Napoli stava valutando se mettere a gara il Global service per la manutenzione delle strade. La gara poi non sarà mai indetta, ma Romeo finirà in carcere per i presunti tentativi di corruzione ai fini di farsi curcire su misura quell'appalto.
Per i dirigenti del Comune di Roma che sovrintendono a quella concessione da 696 milioni (di cui circa 100 milioni pagati a Romeo per coordinare le attività e gestire un sistema informativo e un call center; il resto da distribuire al consorzio Strade sicure per manutenzione ordinaria e straordinaria) e per i componenti dell'organismo di monitoraggio il rapporto con Romeo sembra invece un incubo.

I giudizi sullo stato dell'arte di quella concessione sono sconcertanti. «Il concessionario ha operato una vera e propria distorsione delle finalità concessorie e così della lettura capitolare – si afferma – dal momento che non ha avvertito alcun senso del pudore giungendo a manifestare, per iscritto, in una recente corrispondenza che "obiettivo della concessione non è quello di garantire agli utenti-cittadini la mobilità in sicurezza sul patrimonio stradale, bensì quello della sorveglianza, pronto intervento, manutenzione ordinaria e straordinaria secondo le prescrizioni capitolari».

Il rapporto riassume, inoltre, come il capitolato d'appalto redatto dal Comune non consenta di obbligare il concessionario «ad interventi di ripristino delle condizioni di comfort desiderato non essendo stato definito il livello di soglia dello stato di degrado oltre il quale il concessionario deve intervenire». Il rischio di impresa a suo carico è definito «evanescente» in quanto le penali previste sono «assai modeste».

Il rapporto è consegnato all'amministrazione il 6 maggio 2008. A quella data Walter Veltroni aveva già rassegnato le dimissioni da sindaco e la città era nelle mani di un commissario. Ma quel rapporto è soltanto l'ultimo in ordine di tempo (altri due erano stati redatti nel 2007) a segnalare l'inaffidabilità del consorzio guidato dall'imprenditore finito in carcere.

«Romeo millanta quando sostiene di esportare l'esempio di Roma – sostiene Marco Causi, ex assessore al bilancio della giunta Veltroni –. L'idea di affidare in concessione la manutenzione delle strade ci è venuta, assieme a Giancarlo D'Alessandro (ex assessore ai lavori pubblici), guardando ai modelli preesistenti di Bologna, Pisa e Firenze. E poi a Roma non è stato fatto un Global service come, leggendo i giornali, sembra fosse allo studio a Napoli: da noi la gestione dei servizi incideva solo per il 20 per cento sul totale dell'affidamento». Ma perché, se i segnali erano negativi, non è stato revocato prima? «Il Comune non ha mai firmato la convenzione – spiega –. Inoltre, il ricorso al Tar contro l'affidamento a Romeo aveva comportato ritardi e l'impossibilità di verificarne la funzionalità, soprattutto sulla manutenzione straordinaria».

Gli uffici dell'assessorato ai Lavori pubblici che, il 16 giugno 2008, hanno redatto un promemoria per il sindaco Gianni Alemanno, danno questa lettura: «È mancata per tutto il periodo dei 18 mesi dall'inizio della concessione l'attività di manutenzione ordinaria, che è stata sempre eseguita in misura esigua e condizionata, per esclusivo utile dell'impresa, all'importo corrisposto a canone mensile di 1,7 milioni al mese... Le strade della rete della Grande Viabilità (oggetto dell'affidamento, ndr) sono per circa il 30% in condizioni prossime al collasso». E ancora: «A dire il vero le attività di manutenzione ordinaria sono sempre state svolte da Rti (Romeo, ndr), a prescindere dal contenzioso, in quantità strettamente limitate al canone erogato mensilmente. La manutenzione ordinaria eseguita quindi non è mai stata commisurata alle effettive necessità d'intervento».

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