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Berlusconi: «Via il bollo auto a metà legislatura»

di Barbara Fiammeri

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12 Aprile 2008

Abolizione del bollo su auto, moto e ciclomotori: è questa la "sorpresa" che Silvio Berlusconi annuncia a «Matrix». Il Cavaliere ci mette un po' per tirarla fuori. Mostra estrema cautela prospettando la misura da metà legislatura: «Sarà un intervento graduale», dice. La stima del mancato gettito è di 4 miliardi di euro. «Sarà un intervento graduale», spiega, lasciando capire che per realizzarla sarà necessario fare i conti. «Certo, se ci fossero i 4 miliardi del tesoretto, ma io non ci credo, lo potremmo fare subito».
La risposta del Pd arriva in contemporanea sulle agenzie: per Enrico Morando, coordinatore del programma di Veltroni, la proposta del Cavaliere «non è economicamente sostenibile», mentre secondo Pierluigi Bersani «per finanziare la trovata probabilmente aumenterebbe il costo della benzina».
Il Cavaliere si siede sulla poltrona ancora calda lasciata pochi minuti prima dal suo avversario. Le affermazioni di Veltroni ovviamente non gli sono piaciute «Sono sconcertato. Dice che va da solo e invece va assieme al simbolo del giustizialismo (Di Pietro), dice che non sta con la sinistra e invece ci sta in in tutte le elezioni amministrative a partire dalla capitale e vedrete ci si rimetterà insieme».
Il padrone di casa, Enrico Mentana, gli fa notare che Veltroni lo ha smentito: «Mi creda è così, io lo so» insiste Berlusconi. Il leader del pdl torna anche sul capitolo mafia: «Ancora una volta Veltroni ha mentito: non è vero che Mangano è stato condannato a tre ergastoli» e poi «quando mi presentai nel '94 dissi che avremmo usato i nostri voti contro la Mafia, da allora non è cambiato niente».
Mentana, come già in precedenza con Veltroni, gli chiede di fare i nomi del suo futuro Governo. Anche Berlusconi mantiene il riserbo. Ma contrariamente al leader del Pd non sembra essere intenzionato ad affidarsi a volti nuovi: «Servono persone che sappiano dove mettere le mani, il nuovismo può essere pericoloso perché la situazione è drammatica». Conferma che la squadra sarà comunque di 12 ministri e al massimo di 60 componenti. Gli fa notare che sono gli stessi numeri che ha fatto Veltroni: «Questa è la sinistra delle parole quella dei fatti è rappresentata da Prodi che non ha realizzato un solo punto del suo programma di Governo e dal disastro compiuto in Campania da Bassolino».
Si entra nel merito del programma del Pdl. Tra le certezze l'abolizione dell'Ici e la detassazione degli straordinari «che permetteranno di aumentare le buste paga» senza gravare sulle imprese. Riduzione della pressione fiscale ma anche lotta all'evasione («dal recupero ricaveremo 45 miliardi ma il potenziale può arrivare a 90») che verrà dirottato sulle famiglie. E poi il piano casa, la dismissione del patrimonio immobiliare inutilizzato e, per i pensionandi, annuncia: «Ripristineremo il bonus che consentirà allo Stato di non avere da pagare nuove pensioni e ai lavoratori di prendersi il 50% in più della precedente retribuzione».
Berlusconi assicura anche che il distacco dal pd è rimasto invariato e lancia l'appello al voto utile. Cita i sondaggi come già aveva fatto durante la giornata suscitando la protesta di Casini e Storace. Mentana lo interrompe, facendogli notare che non può ma Berlusconi insiste, ribadendo che secondo i dati resi già pubblici né l'Udc né La Destra entreranno in Parlamento. «È così». Dura la replica dei diretti interessati che accusano il Cavaliere di violare le regole. Per Storace Berlusconi è un «fuorilegge». Analogo il commento del leader centrista. Secondo Casini il Cavaliere diffonde dati falsi commettendo in un colpo solo «due reati».
Ma la posta in gioco è troppo importante. Nonostante l'intervento di Mentana Berlusconi ripropone l'appello, anzi la «supplica» agli elettori (già pronunciata due ore prima al Tg1) che non vogliono che vinca Veltroni e ai quali si appella affinché «non provassero il rimorso». Il tempo è già trascorso. Mentana chiede a Berlusconi se qualora perdesse telefonerà a Veltroni: «Gli manderò un sms».

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