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«Berlusconia», la svolta a destra e i malanni dell'Italia sui siti esteri

di Elysa Fazzino

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15 aprile 2008

L'Italia è «Berlusconia», il Cavaliere è inaffondabile, ha vinto «alla grande» e strappato un «trionfo», ma ora ha parecchie grane da risolvere: Alitalia, riforme, crisi economica e non solo. C'è anche un processo che lo aspetta. Tra stupore e incredulità, i siti dei media esteri danno rilievo alla notizia della vittoria di Silvio Berlusconi, mostrando spesso scetticismo e cautela sul dopo elezioni, segnato dalla svolta a destra.

Un ritorno al potere «rimarcabile», scrive il Financial Times, ma la vittoria è stata resa possibile dagli alleati di destra e saranno loro ad avere il controllo. «Resta in dubbio se l'Italia assisterà a una nuova era di stabilità politica», scrive il quotidiano economico britannico, «la coalizione di centro-destra ha perso la voce moderatrice dei cattolici di centro». Il Cavaliere torna al potere «grazie all'alleato post-fascista», titola l'Independent, riferendosi a Gianfranco Fini. Per il Guardian sarà «il governo più di destra» che l'Italia abbia avuto da quando Berlusconi è arrivato al potere la prima volta, nel 1994. Il premier dovrà «prendere sul serio» la Lega Nord, «virulenta» e anti-immigrati, che ha ottenuto un risonante «trionfo». Per la prima volta dal dopoguerra, il Parlamento italiano sarà diviso tra due gruppi principali, «il che dovrebbe portare stabilità». Ma «il trionfo di Berlusconi manderà un brivido di apprensione a Bruxelles», dove è di fresca memoria «il modo in cui ha mandato i conti pubblici fuori controllo, minacciando la stabilità dell'euro». Il Times di Londra lo definisce un uomo «irreprimibile», «troppo attaccato agli interessi acquisiti e troppo perseguitato da accuse di corruzione per essere l'uomo scelto dagli italiani per ribaltare il declino economico e sociale del Paese». È il Telegraph a ricordare, con un titolo a parte, che il processo nei confronti di Berlusconi, accusato di corruzione, riprenderà venerdì a Milano. «Il caso probabilmente andrà per le lunghe, ma l'Italia ha deciso»: «i suoi penosi, risultati di governo, le sue gaffe comiche e i suoi scontri con la giustizia non sono un ostacolo alla carica più alta». Intanto l'Italia - dice un altro titolo del Telegraph - è «il malato d'Europa».

La lista dei dossier caldi viene snocciolata dal francese Les Echos: il quotidiano economico francese spiega che il governo di Romano Prodi potrebbe restare in carica per gli affari correnti parecchie settimane, «eppure ci sono parecchi dossier urgenti che attendono decisioni», a cominciare dall'Alitalia. Berlusconi «continua a lasciar planare l'idea che un gruppo di uomini d'affari italiani, da solo, o con partner stranieri» possa acquisire la società. Non c'è da stupirsi dunque se Berlusconi «promette mesi difficili» come titola il Nouvel Observateur sulla home page del suo sito, sottolineando due priorità, emergenza rifiuti e Alitalia. Le Monde parla di «larga vittoria», Le Figaro è più colorito: «L'inconsumabile Cavaliere seduce sempre l'Italia». Per il quotidiano conservatore è «una personalità fuori dal comune, eccessiva e pazzerella», è «l'antitesi del politicamente corretto», eppure, «inaffondabile, è sopravvissuto ai magistrati, ai pessimi risultati economici, agli attacchi della sinistra e perfino al ridicolo». Secondo Le Figaro, Berlusconi domina sulla destra e Fini si accontenta del ruolo di secondo. «Una vittoria grazie alla destra dura», scrive Libération: secondo il foglio di sinistra, il Cavaliere «è ormai ostaggio di questo alleato ingombrante», la Lega Nord. La Sinistra Arcobaleno è stata «laminata». «Anche a destra – osserva Libération – la scelta del voto utile sembra essere stata determinante. L'Italia si incammina verso il bipartitismo».

«Berlusconia» è il titolo di un'analisi del quotidiano spagnolo El Pais: l'Italia – commenta Lluis Bassets - è segnata dal «trionfo del berlusconismo e dalla sua adozione come ideologia maggioritaria consacrata dalla società italiana». Una delle cose più «inspiegabili» per la metà dell'Italia apertamente ostile alla confusione permanente tra i suoi interessi privati e responsabilità politiche, «è il prezzo nullo pagato per i suoi errori». «L'Italia si pone nelle mani di Berlusconi», è il richiamo di cronaca sulla home page di El Pais, che dedica un altro titolo alla sinistra sparita: «Il voto utile fa sprofondare i comunisti». Toni meno negativi su El Mundo: «L'Italia affida a Berlusconi il terzo mandato per salvare il Paese dalla crisi»: «I risultati danno un certo margine di manovra per affrontare le riforme», scrive questo quotidiano spagnolo. Ma La Lega Nord è definita «il tallone d'Achille» del Cavaliere. Il problema più immediato, secondo un commento di Felipe Sahagun sulle «sfide» che lo attendono, «sarà di controllare le tendenze xenofobe e separatiste della Lega Nord». Secondo El Mundo, con questo «trionfo», Berlusconi potrà «rafforzare il suo impero Fininvest, mantenere l'impunità giudiziaria e, se lo fa bene, succedere a Giorgio Napoletano quando finirà il suo mandato, nel 2013».

Berlusconi primeggia anche sui siti della stampa Usa. Incredulo il Time: «Solo in Italia poteva essere eletto», scrive il settimanale americano, che parla di «inspiegabile chimica politica». «È l'unica figura in Occidente che gioca con le sue regole e spesso non sembra soffrirne le conseguenze». L'International Herald Tribune e il New York Times cercano spiegazioni: «Con l'economia malata, l'Italia frustrata sceglie Berlusconi»: «Non è chiaro – scrive Ian Fisher – se gli italiani lo abbiano votato per affetto o perché, come dicono molti esperti, era la scelta meno peggiore». Il Washington Post ne pubblica un profilo «Mogul e politico» e nelle cronache sottolinea l'economia in stallo dell'Italia. «Vince alla grande», titola il San Francisco Chronicle, mettendo on line un servizio Ap – ripreso anche sui siti di Cnn e Usa Today – che ricorda la lista dei problemi sul tavolo. «Adesso – scrive il Wall Street Journal – l'interrogativo è se può mantenere una promessa fatta 14 anni fa, quando fu eletto per la prima volta: trascinare il Paese fuori da una prolungata codardia politica che ha succhiato la vitalità dell'economia e prosciugato la fiducia dei cittadini nei loro leader». L'Italia appare al Journal «congelata nel tempo» e in alcuni casi, «è andata indietro».

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