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Le elette? Ferme al 17% Pd primo, raddoppio Lega

di Nicoletta Cottone

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Giovedí 17 Aprile 2008

L'ondata di donne propagandata in campagna elettorale non ha travolto il Parlamento. Sono 162 in tutto, prima della roulette delle opzioni: 51 al Senato, 111 alla Camera. Sostanzialmente ferma al 17%, dunque, la quota rosa. Un dato marginale rispetto al 45,3% della Svezia o al 38% della Danimarca. Il Pd è primo per rappresentanza "in rosa", ma non raddoppia come promesso da Veltroni in caso di sconfitta elettorale. Raddoppio che riesce, invece, alla Lega Nord. Sostanzialmente stabili Pdl e Idv. In forte calo l'Udc. Bocciate anche le tre donne candidate premier: Daniela Santanchè (La Destra), Flavia D'Angeli (Sinistra critica) ed Eva Rosa (Lega per l'autonomia).
Resta forte la distanza fra la presenza maggioritaria delle donne nel corpo elettorale e la rappresentanza nelle assemblee elettive. L'andamento della quota rosa è discontinuo: il minimo storico si registra al Senato nel 1953 con lo 0,5% di donne, mentre il fondo si tocca alla Camera nel 1963 e nel 1968 con il 2,8 per cento. Lo tsunami che ha colpito la sinistra estrema ha notevolmente ridotto l'effetto rosa auspicato dal Capo dello Stato. Dai dati del Viminale emerge che dal voto italiano risultano elette 50 donne al Senato, contro le 44 della legislatura precedente (più la senatrice a vita Rita Levi Montalcini), 110 alla Camera contro le 109 della XV legislatura. Dal voto all'estero 2 donne approdano in Parlamento: al Senato per l'America meridionale arriva Mirella Giai (Movimento associativo italiani all'estero) e alla Camera un posto spetta a Laura Garavini (Pd), eletta dagli italiani in Europa. Le candidature multiple e le conseguenti opzioni potrebbero migliorare i dati. Come l'invito di Berlusconi al futuro Esecutivo a rassegnare le dimissioni per ripescare chi non ce l'ha fatta.
Le pari opportunità nell'accesso alle cariche elettive non sono state garantite dalle liste di partito imposte dalla legge elettorale. Con il "porcellum", infatti, non basta mettere le donne in lista, ma è necessario non relegarle in fondo. Il Senato, poi, è rimasto culla e tomba del Ddl sulle quote rosa (primo firmatario Berlusconi) che nella 14esima legislatura superò il giro di boa di Palazzo Madama senza riuscire a decollare. Con cori e sfottò dal partito trasversale dei maschilisti, per l'emendamento Castagnetti che portava al 50% la quota rosa.
Con il meccanismo delle opzioni altre donne potrebbero aprire le porte del Parlamento. Due, per esempio, quelle legate alla scelta al Senato del leghista Roberto Calderoli: Rossana Lidia Bondi in Piemonte e Irene Aderenti in Lombardia. Quest'ultima in ballo anche con l'opzione di Roberto Castelli in Lombardia, insieme ad Angela Maraventano (Emilia Romagna). Non ce l'ha fatta, invece, l'assessore di Forlì Liviana Zanetti (Pd), lasciata fuori dall'opzione dichiarata da Anna Finocchiaro. Cesare Damiano lascia il passo in Friuli Venezia Giulia a Maria Farina Coscioni. Sempre dalle opzioni del Pd troveranno spazio al Senato Maria Altezza (Basilicata) e Francesca Marinaro (Lazio). Entro il 2 maggio il verdetto delle opzioni.

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