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Governo: vertice Bossi-Berlusconi ad Arcore.
A Miccichè deleghe sul Sud

di Luca Ostellino

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26 Aprile 2008

Impegnato da giorni nella «complessa» composizione della squadra di governo, Silvio Berlusconi ha riunito ieri a Palazzo Grazioli l'intero stato maggiore azzurro, per affrontare i diversi nodi ancora da sciogliere, non solo sul fronte dell'Esecutivo, ma anche per le presidenze delle commissioni parlamentari e le cariche all'interno di Forza Italia e del Pdl.
La riunione, come prevedibile, è stata lunga, oltre sei ore. Il premier in pectore vuole fare in fretta. Mantenendo comunque l'impegno di non superare i dodici ministri previsti. Per l'immagine della nuova maggioranza, rischiare di "incartarsi" sulla spartizione delle poltrone rappresenterebbe un pessimo esordio. Ieri qualche passo avanti, quantomeno sui nomi degli azzurri che dovrebbero occupare le poltrone del futuro governo, è stato fatto. Gianfranco Micciché è passato all'incasso della sofferta rinuncia alla corsa per la presidenza della Sicilia e ha annunciato che sarà sottosegretario alla presidenza del Consiglio con deleghe per il Mezzogiorno e il Cipe, quest'anno dotato di fondi molto cospicui. «La squadra è fatta», ha detto Miccichè, subito frenato dallo stesso Berlusconi, che, in particolare sul nodo vicepremier, si è mostrato piuttosto cauto. «Vedremo, vedremo», ha avvertito il leader del Pdl, lasciando intendere che una decisione riguardo alla vicepresidenza di Roberto Calderoli non è stata presa e che molto dipenderà dall'incontro di oggi con il leader della Lega Umberto Bossi. Sull'equilibrio complessivo della coalizione pesano infatti ancora due incognite, che potrebbero cambiare l'intero scenario e per cui bisognerà attendere, oggi, l'esito dell'incontro tra Berlusconi e Bossi e, lunedì, il risultato del ballottaggio di Roma tra Francesco Rutelli e Gianni Alemanno per la conquista del Campidoglio.
Ancora ieri i colonnelli azzurri hanno ribadito la loro contrarietà alla scelta di Calderoli vicepremier. La speranza è che Berlusconi riesca a convincere Bossi a rinunciarvi. A chiedere di non avere "competitor" in quel ruolo sarebbe lo stesso vicepremier azzurro in pectore Gianni Letta. Ma anche Giulio Tremonti, prossimo ministro dell'Economia, non sarebbe entusiasta. Se Bossi dovesse restare sulle sue posizioni, l'alternativa sarebbe quella di azzerare il ruolo di vice e nominare Letta sottosegretario alla presidenza del Consiglio come nel 2001. Opzione che Berlusconi vorrebbe però evitare, in modo da avere qualcuno di fiducia che presieda il Cdm al suo posto quando necessario.
In casa Fi, comunque, i giochi sembrerebbero fatti, anche se non mancano le polemiche. Come nel caso di Stefania Prestigiacomo, che ha ottenuto il ministero dell'Ambiente (se non sarà accorpato con le Infrastrutture) a spese di Michela Vittoria Brambilla. Secondo le ultime indiscrezioni, la squadra azzurra dovrebbe essere composta da Franco Frattini (Esteri), Elio Vito (Giustizia); Giulio Tremonti (Economia), Claudio Scajola (Sviluppo economico/Attività produttive), Mariastella Gelmini (Istruzione), Sandro Bondi (Beni Culturali), Paolo Bonaiuti (Rapporti col Parlamento), cui si aggiungono le novità, oltre alla Prestigiacomo, di Raffaele Fitto e Angelino Alfano a due dicasteri senza portafogli (rispettivamente Affari Regionali e Funzione Pubblica).
Restano confermati Roberto Maroni all'Interno, Ignazio La Russa alla Difesa, e Gianfranco Fini e Renato Schifani alla presidenza della Camera e del Senato, con Fabrizio Cicchitto e Maurizio Gasparri capigruppo del Pdl a Montecitorio e a Palazzo Madama. Al posto di Bondi al coordinamento di Fi andrebbe invece Denis Verdini.
In attesa del risultato del ballottaggio per la poltrona di sindaco di Roma – che, in caso di sconfitta, rimetterebbe in gioco Alemanno per un posto di ministro, probabilmente al Welfare, al momento destinato a Maurizio Sacconi – sembra invece chiusa definitivamente la partita per la presidenza della Regione Lombardia, con il "sacrificio" di Roberto Formigoni, che resterà al Pirellone in cambio di un posto di vertice nel Pdl (si parla di vicepresidenza). Una decisione che la Lega farà certamente pesare nelle trattative in corso. Dopo il successo elettorale, il Carroccio ha richiesto la presidenza lombarda, indicando Roberto Castelli come successore di Formigoni. Per la Lega si tratta di una rinuncia pesante, che non mancherà di sottolineare.

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