Donne e giovani? Avanti, adagio. Nel nuovo Parlamento il gentil sesso ha superato per la prima volta il 20%, mentre gli under 40 sono il 13% dei deputati (al Senato l'età minima è 40 anni) contro l'8% della passata legislatura. La nostra classe politica, seppur di poco, è più rosa e più verde, dopo le elezioni del 13 e 14 aprile, ma le distanze rispetto ad altri Stati europei restano abissali.
Partiamo dalla presenza femminile nella stanza dei bottoni. Le donne contano soprattutto in Svezia e Finlandia, dove si conferma la tradizionale sensibilità scandinava alle quote rosa, anche in Parlamento. Le svedesi che occupano un seggio sono il 47% del totale, le finlandesi il 41,5 per cento. Le donne sfiorano il 40% in Olanda e Danimarca. La Spagna, fresca di elezioni, ha invece il 36% di esponenti femminili alla Camera e oltre il 28% al Senato.
In generale, però, sulle donne europee incombe ancora il soffitto di vetro. Non è qualche gruppo di femministe a dirlo, ma una relazione della Ue presentata in occasione dell'8 marzo scorso. «I progressi per aumentare la presenza femminile nei posti decisionali sono stati troppo lenti - ha commentato Vladimir Spidla, commissario responsabile per le Pari opportunità -. Se crediamo nei valori della democrazia, non possiamo lasciare metà della popolazione fuori dalle strutture di comando». Gli uomini superano le donne tra i parlamentari nazionali in un rapporto di tre a uno (24% donne, 76% uomini). E la stessa proporzione si replica nei Governi, anche se la raccomandazione di Spidla è stata rispettata in pieno dal premier spagnolo Zapatero, che ha assegnato più della metà dei dicasteri, nove su diciassette, a esponenti femminili. E ancora meglio ha fatto la Finlandia, dove le donne ministro sono dodici su venti. Ma queste sono eccezioni, non la regola.
La quota rosa del 24% (la regola appunto) è, secondo la relazione Ue, al di sotto della massa critica del 30% che si ritiene necessaria affinché il gentil sesso possa esercitare un'influenza "sensibile" sulla politica. Gli Stati che superano questa soglia sono solo una decina. Insieme al Parlamento europeo, che conta 244 deputate, il 31% del totale.
Tutti gli altri Stati, invece, si collocano sotto il 27 per cento. L'Italia ha raggiunto e di poco superato l'Inghilterra che è al 20%: la House of Lords, in particolare, annovera 147 donne su 746 componenti. Peggiori le performance delle francesi, al 18 per cento. Le donne sono davvero una sparuta minoranza nelle aule legislative di Malta e Turchia, dove non superano neanche il 10% del totale. Per tornare all'Italia, la presenza femminile nel nostro Parlamento ci colloca a livello mondiale al pari della Cina (che è intorno al 20%) e di poco sotto Pakistan ed Etiopia. Secondo l'Unione interparlamentare (Uip) la quota rosa globale è del 17,7 per cento.
Un altro tasto dolente è l'età dei nostri parlamentari, nonostante l'iniezione di giovani nelle liste di candidati. La categoria "dominante" resta quella tra i 50 e 59 anni: il lieve calo rispetto alla legislatura precedente non brilla di certo come esempio di svecchiamento della classe dirigente. Se da noi gli under 40 sono il 13%, in Olanda un parlamentare su tre ha meno di 40 anni, in Finlandia uno su quattro. Solo il Regno Unito è alle nostre spalle con una quota di giovani pari al 10 per cento.
Senza contare poi l'età del futuro Capo di Governo: se Silvio Berlusconi spegnerà a settembre 72 candeline, il più giovane primo ministro europeo, lo svedese Frederik Reinfeldt, ha ben 30 anni in meno. Oltre a lui solo altri quattro premier sono sulla quarantina, sedici invece superano i 50 anni. E se l'età media è di 55 anni, il record del più vecchio spetta all'82enne presidente lituano, Valdas Adamkus.
francesca.barbieri@ilsole24ore.com
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