Più di tre ore davanti ai pm che indagano sugli appalti a Napoli. Antonio Di Pietro si è recato ieri nel pomeriggio nella sede della procura al Centro Direzionale per chiarire alcuni punti su cui si è particolarmente concentrata l'attenzione dei magistrati: in primo luogo la questione della fuga di notizie che ha caratterizzato la prima fase delle indagini e, indirettamente, la vicenda emersa dalle intercettazioni telefoniche dei rapporti tra il figlio Cristiano, consigliere provinciale dell'Idv di Campobasso, e l'ex provveditore alle opere pubbliche della Campania e del Molise Mario Mautone.
In serata trapela la notizia che Cristiano Di Pietro è stato iscritto nel registro degli indagati della procura partenopea, anche se le fonti giudiziarie hanno precisato che si è trattato di un «atto dovuto». Ma dagli stessi ambienti degli inquirenti emerge anche soddisfazione per l'esito della testimonianza dell'ex pm di Mani Pulite: Di Pietro avrebbe convinto i pm, documenti alla mano, che non fu una fuga di notizie sulle indagini in corso a determinare il trasferimento a Roma, all'epoca in cui Di Pietro era ministro alle Infrastrutture, di Mautone. Lo spiega lo stesso Di Pietro all'uscita della procura dove è atteso da una folla di giornalisti, fotografi e operatori televisivi. «Ho messo in condizione la Procura della Repubblica, carte e documenti alla mano, di ricostruire le ragioni per cui responsabilmente e doverosamente, nell' estate 2007, l' ingegner Mautone insieme con altre decine di persone in un grappolo di provvedimenti unitari sono stati trasferiti dalle loro sedi in altre sedi».
«Sono fatti - ha aggiunto - che devo dire, e sono anche rimasto molto orgoglioso del lavoro che ho fatto, hanno trovato un riscontro formidabile dalla lettura incrociata dei documenti da me presentati e dalla lettura delle intercettazioni telefoniche».
Di Pietro non elude poi le domande sul coinvolgimento del figlio nell'inchiesta. «Ho chiesto alla procura di indagare, e la procura doverosamente dovrà indagare, senza alcun riguardo per nessuno. Non vogliamo che ci sia alcuna riserva nei confronti di parenti e figli compresi ed esponenti di partito», afferma in linea con l'atteggiamento assunto sin da quando furono diffuse le intercettazioni telefoniche delle conversazioni tra Cristiano e Mautone. Tuttavia la vicenda,a suo giudizio, va valutata nella esatta dimensione: «l'indagine a Napoli non riguarda mio figlio. Riguarda una vicenda grossissima: vi prego di non trasformare uno stuzzicadenti in una trave e la trave in una pagliuzza».
Ma da ex pm che idea si è fatto sul cosiddetto «sistema Romeo» ipotizzato dai magistrati? Dopo aver precisato che «c'è il segreto istruttorio», ha affermato: «Credo che sia limitativo pensare che ci sia un solo sistema Romeo. La procura sta indagando su mille questioni e alla fine si tireranno le somme».