Sarà l'alleanza con il mondo profit a garantire il futuro della solidarietà? Difficile, in una fase come l'attuale, dare risposte certe: negli ultimi mesi le donazioni da fonti corporate sono calate, come più che prevedibile conseguenza dell'incertezza dei mercati, ma nel medio termine gli esperti concordano sul fatto che le strade delle imprese e delle organizzazioni senza scopo di lucro sono destinate a incrociarsi sempre più spesso.
«Abbiamo tastato il polso alle Onlus – spiega ad esempio Franco Vannini, consigliere delegato dell'Istituto della donazione, organismo che "certifica" la trasparenza gestionale del non profit – e abbiamo riscontrato nel periodo natalizio una sostanziale tenuta, pur in un quadro molto variegato. Le realtà che sono andate meglio, comunque, hanno in comune un dato: una buona relazione con le aziende. Abbiamo motivo di credere che sarà questo il leit motiv dei prossimi anni, e le organizzazioni che possono presentarsi con il nostro marchio (attualmente sono 38, ndr) fanno meno fatica ad accreditarsi».
I risultati del monitoraggio condotto dall'Istituto della donazione saranno discussi il 3 febbraio in un convegno a Roma, nella sede del Cnel, dove saranno anche illustrate le strategie del mondo non profit per fronteggiare la crisi.
«Mai come oggi – commenta Andrea Olivero, presidente delle Acli e portavoce del Forum del Terzo settore – è chiaro a tutti che c'è bisogno di ripensare il modello di sviluppo, per cui il rapporto tra profit e non profit non può più essere semplicemente quello di un soggetto che finanzia l'altro. Serve un dialogo profondo tra i due mondi, che, nella consapevolezza dei ruoli, possono e devono contribuire all'interesse generale».
«Il Terzo settore – aggiunge Olivero – non si chiama certo fuori, soprattutto ora che si vanno moltiplicando le richieste di aiuto. Ma è importante, appunto, che si comprenda bene la funzione di ciascun attore e che le partnership con imprese e soggetti istituzionali non abbiano un mero rilievo congiunturale o episodico, ma siano di valenza strategica».
Da un osservatorio diverso, lo stesso trend trova riscontro nelle parole di Ilaria Catastini, presidente di Anima, l'associazione non profit dell'Unione industriali di Roma: «Non ci sorprende la buona tenuta delle donazioni natalizie da parte dei privati, perché le festività mettono in gioco una forte componente emozionale. Diverso è il discorso per le imprese, molte delle quali hanno tenuto aperti i budget per l'estrema incertezza del mercato».
«È naturale – commenta la Catastini – che lo stato di salute dei conti influenzi anche le scelte verso il non profit. In questo contesto, però, reggono meglio i percorsi consolidati di cittadinanza d'impresa, progetti che coinvolgono i dipendenti e il territorio, generalmente su base pluriennale. Ci sono buone prospettive anche per il cause related marketing, perché il consumatore è sì attento ai prezzi, ma anche all'etica e alla responsabilità, e la buona causa può offrire una motivazione in più per l'acquisto. Più in difficoltà, invece, le classiche sponsorizzazioni, quando il progetto sociale non diventa parte integrante del business». (E.Si.)
