Mezz'ora senza Google per un black out. Poi tutto è tornato alla normalità. In attesa di una comunicazione ufficiale di Google su Twitter, noto sito di microblogging, oppure su TechCrunch, bibbia americana online del web 2.0, o ancora sui forum di esperti si avanzavano diverse ipotesi, tra cui un errore nell'algoritmo. Poi, sul blog ufficiale di Mountain View, la risposta: è stato un errore umano.
Il problema è stato riscontrato dal milioni di utenti milioni che hanno usato il motore di ricerca tra le 15,30 e le 16,25 di oggi pomeriggio. Ma la percezione per gli utenti è stata in media di circa quaranta minuti. Cosa è successo? Google inserisce la scritta «questo sito potrebbe arrecare danni al tuo computer» sotto i link che rimandano a siti ritenuti pericolosi in quanto veicolo di virus che potrebbero infettare il computer. «Per compilare la lista dei siti pericolosi lavoriamo con una società no-profit chiamata StopBadware.org», spiega il comunicato. Un lavoro certosino: la lista viene fatta a mano senza l'uso di algoritmi. Viene aggiornata di frequente e questa mattina (il pomeriggio in Italia) è stata processata nel sistema. Solo che la url non è stata inserita correttamente: una «\» di troppo ha fatto sì che il sistema riconoscesse come dannosi tutti i siti, escludendone il collegamento dal motore di ricerca. In rete l'ipotesi ritenuta più probabile da appassionati ed esperti, appena dopo il black out, era un errore nell'algoritmo che portava Google a riconoscere tutti i siti come pericolosi. La verità non si è discostata di molto. Solo che l'errore non è stato delle macchine, ma dell'uomo.