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Giustizia e federalismo, il doppio filo del dialogo

di Emilia Patta

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20 gennaio 2009

«Senza il muro contro muro si possono fare insieme grandi riforme». È Umberto Bossi, di buon mattino a Palazzo Madama per seguire gli ultimi ritocchi al federalismo fiscale, a segnare sul barometro della politica tempo quasi sereno.

Nell'agenda delle prossime ore due grandi riforme: il federalismo fiscale, che giovedì potrebbe avere il via con l'astensione del Pd dall'Aula del Senato, e il "pacchetto" giustizia. Sul federalismo sarà un incontro maggioranza-Pd domattina a decidere il voto. Sulla giustizia i nodi dovrebbero essere sciolti stasera in un vertice di maggioranza. «Il ministro Alfano presenterà un'ipotesi positiva che aggrega tutta la maggioranza e apre anche un confronto positivo con i settori dell'opposizione che, come testimonia l'iniziativa D'Alema-Casini, si pongono in modo colloquiale per una riforma seria della giustizia», spiega l'azzurro Fabrizio Cicchitto.

Già, la bozza D'Alema-Casini. Presentata ieri in un convegno di Italianierupei e Liberal, si propone di «accettare la sfida del Governo» e apre sul terreno delle modifiche costituzionali, non escludendo una mezza rivoluzione al Csm, proprio quando la linea ufficiale del Pd è di procedere solo per via ordinaria. Evidente l'apprezzamento del Pdl, che da settimane invita il Pd a mollare Di Pietro e il suo giustizialismo.

Dietro l'iniziativa di D'Alema, evidentemente, anche il nodo delle alleanze. Da Veltroni esplicito gelo. Eppure qualche segnale in tal senso il leader democratico sembra averlo dato ieri da Napoli. Rimproverando a Casini di allearsi a livello locale con una coalizione, quella di centro-destra, contrastata in Parlamento. Così come, sul fronte delle riforme istituzionali, Veltroni prova a dettare l'agenda legando a doppio filo l'ok sul federalismo all'approvazione della bozza Violante (riduzione del numero dei parlamentari e istituzione del Senato delle Regioni). E condizionando inoltre il sì al federalismo proprio a quella «chiarezza sui costi» invocata da Casini. Insomma, Veltroni non sembra intenzionato a guardare mentre si rafforza l'asse D'Alema-Casini e mentre l'ex premier viene indicato come il "vero" interlocutore dal Pdl. Una settimana importante, come si vede, e non solo per le riforme ma anche per il futuro assetto politico. E per Veltroni, forse, un'occasione per uscire dall'impasse in cui è finito il Pd anche in seguito alle inchieste giudiziarie rilanciando il profilo "riformista". Anche a costo di pagare il prezzo dipietresco.

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