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Eluana, il nodo costituzionale
dello scontro Governo-Colle

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06 febbraio 2009


Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ritiene che l'articolo 77 della Costituzione non sia applicabile al decreto sul caso Englaro; il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, al contrario, si fa forte proprio dello stesso articolo per giustificare il suo provvedimento. Non è l'unico riferimento alla Carta che fa il capo dello Stato nella sua lettera inviata al premier durante la riunione del Consiglio dei ministri, ma rappresenta certamente il cuore di uno scontro che è anche sui poteri stessi del capo dello Stato.

L'articolo 77 della Carta è interamente «dedicato» ai decreti legge, essenzialmente per circoscriverne il ricorso. Con il secondo comma si entra nel vivo dello scontro odierno tra Palazzo Chigi e il Quirinale: «Quando, in casi straordinari di necessità e urgenza, il governo adotta, sotto la sua responsabilità, provvedimenti provvisori con forza di legge, deve il giorno stesso presentarli per la conversione alle Camere che, anche se sciolte, sono appositamente convocate e si riuniscono entro cinque giorni».

Nella sua lettera il capo dello Stato ritiene infatti che non vi siano i presupposti di necessità e urgenza: «Rispetto allo sviluppo della discussione parlamentare non è intervenuto nessun fatto nuovo che possa configurarsi come caso straordinario di necessità ed urgenza ai sensi dell'art. 77 della Costituzione se non l'impulso pur comprensibilmente suscitato dalla pubblicità e drammaticità di un singolo caso».

Esattamente il contrario di quanto affermato poi da Berlusconi, che vede i presupposti di necessità e urgenza nell'inizio del protocollo che condurrà Eleana alla morte. Non solo, però. Berlusconi interpreta l'articolo 77 in maniera completamente diversa da quello che fa (e ha fatto in passato) il Quirinale. Ritiene cioè che non sia compito del Colle, ma solo del governo, decidere sui presupposti di costituzionalità del decreto, leggendo così il passaggio dove si afferma che i decreti sono adottati dal governo «sotto la sua responsabilità». Sarà poi compito delle Camere, e non del Colle, valutare secondo questa interpretazione se quei presupposti di «necessità e urgenza» ci siano davvero oppure no.

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