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Pd, corsa al nuovo leader dopo le dimissioni di Veltroni

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18 febbraio 2009
Walter Veltroni
VIDEO
L'ASTERISCO / Parabola del Pd: servono facce nuove
di Ferruccio de Bortoli
L'esperimento del Pd è fallito
di Stefano Folli

Il giorno dopo le dimissioni del segretario del Pd, Walter Veltroni, il partito si interroga sul suo futuro. Intanto, a Roma al tempio di Adriano, in piazza di Pietra, alle 11 l'ex leader del Pd terrà una conferenza stampa per spiegare le motivazioni delle dimissioni, poi il vicesegretario, Dario Franceschini, illustrerà il percorso che ora si apre al partito.

Ieri, dopo una breve pausa di riflessione, Veltroni aveva confermato le dimissioni che i vertici del Pd avevano respinto nella mattinata. Una nota diffusa al termine del coordinamento dal portavoce del partito Andrea Orlando sottolineava che «dopo una discussione di diverse ore, il segretario ha deciso di mantenere l'orientamento espresso questa mattina e di rassegnare le dimissioni da segretario nazionale del Pd». Veltroni ha spiegato la sua irrevocabile decisione con queste parole: «Mi assumo le responsabilità mie e non. Basta farsi del male, mi dimetto per salvare il progetto al quale ho sempre creduto». Ha spiegato di non voler rimanere «per fare logorare me e la possibilità del Pd di esistere».


All'ordine del giorno del coordinamento del Partito democratico di ieri c'era la sconfitta del centrosinistra nelle elezioni regionali della Sardegna. Peggiore rispetto alle previsioni: i vertici del Pd avevano messo in conto una sconfitta di misura, ma non un distacco di nove punti tra Soru e il candidato del Pdl Cappellacci. Veltroni avrebbe aperto la riunione spiegando che se il partito è da tempo dilaniato da divisioni e fibrillazioni interne è perchè le critiche si concentrano sulla linea politica da lui scelta e sulla sua persona, dunque se «per molti sono un problema - avrebbe detto Veltroni - io sono pronto ad andarmene per il bene del partito». Poi, dopo una pausa di riflessione, alla ripresa dei lavori ha confermato le dimissioni.

Lapidario il commento del premier Silvio Berlusconi, che a margine del vertice di maggioranza a Palazzo Grazioli, ieri sera ha detto che Veltroni «si è fatto fuori da solo».

Chi sarà il successore? Il coordinamento del partito previsto per oggi traccerà la rotta dei prossimi mesi, affidando probabilmente la "reggenza" del Pd a Dario Franceschini fino al congresso. Ma in molti temono che l'addio di Veltroni segni un punto di non ritorno con il rischio, evocato da Rosy Bindi, che «si torni ai due partiti». Toccherà al vertice del partito prendere in mano le redini, facendo lo sforzo per una gestione unitaria, da mesi invocata da Veltroni ma mai riuscita nei fatti. La soluzione per l'immediato è far eleggere dall'Assemblea nazionale Franceschini "reggente" anche se, a quanto si apprende, il vicesegretario del Pd non avrebbe ancora dato la sua disponibilità a gestire un periodo difficile tra europee e amministrative di giugno e fase congressuale.


Ma c'è anche da considerare la delusione diffusa sul territorio degli elettori legati ai Ds, che ha convinto Pier Luigi Bersani ad accelerare i tempi della sua candidatura. Dall'altro il malumore dell'ala centrista che, con Francesco Rutelli, da tempo denunciava un partito troppo simile all'ex Pci e chiedeva una correzione di rotta per evitare la fuga del voto moderato. «La scissione non esiste», ripeteva ancora ieri l'ex leader della Margherita, che ha sempre smentito una sua uscita dal Pd per approdare nel nuovo progetto di centro di Pier Ferdinando Casini. Sirene che non interessano neanche ad Enrico Letta, più volte indicato come possibile leader del Pd magari in tandem con Pier Luigi Bersani, anche se i rapporti tra i due sembrano essersi raffreddati dopo la virata a sinistra dell'ex ministro.
Altri parlano del sindaco di Torino Sergio Chiamparino e di quello di Firenze, Leonardo Domenici, personalità rimaste fuori dagli ingranaggi nazionali; mentre sembra per ora perdere quota, dopo la sconfitta, la scalata di Renato Soru con la sua speranza di rifare l'Ulivo.

La questione Rai. Il terremoto interno al Pd non ferma il lavorio del partito sul cda della Rai. I commissari democratici in Vigilanza, che si riuniranno oggi alle 20.30 per nominare sette dei nove consiglieri, si incontreranno alle 14 coordinati dal capogruppo a San Macuto, Fabrizio Morri. Sul tavolo, i due "tasselli" democratici per completare il puzzle del settimo piano di Viale Mazzini: quasi scontata la conferma di Nino Rizzo Nervo (in quota ex dielle), mentre più problematica appare la permanenza in cda di Carlo Rognoni (su cui parte degli ex Ds insiste e, viste le dimissioni del segretario, potrebbe avere chance di riuscirci a scapito di un candidato veltroniano doc). Da individuare anche il candidato presidente, che poi dovrebbe passare al vaglio della maggioranza (la nomina è di spettanza del Tesoro): in corsa, il presidente uscente Claudio Petruccioli e Pietro Calabrese, sponsorizzato da Veltroni.

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