«Il Parlamento è più lento del Paese, la sua riforma è ormai necessaria». Il giorno dell'avvio del congresso fondativo del Pdl è l'azzurro Renato Schifani, presidente del Senato, a rilanciare sia pure con altri toni il pensiero di Silvio Berlusconi. «Se ci sarà la volontà di tutti - dice la seconda carica dello Stato - vareremo la riduzione del numero dei parlamentari e nuovi regolamenti che snelliscano i tempi parlamentari ordinari con la conseguente riduzione dei decreti-legge».
Il congresso si apre dopo l'ennesimo scontro istituzionale tra il premier («i parlamentari stanno lì a fare numero») e il presidente della Camera Gianfranco Fini («non si irrida il Parlamento»). E non è un caso che Schifani abbia lanciato proprio oggi il suo messaggio in "difesa" del premier. C'è da credere che il tema dell'ammodernamento delle istituzioni sarà toccato da Berlusconi nel corso del congresso. E sull'esigenza di riformare i regolamenti parlamentari, per altro, sono tutti d'accordo. Anche Fini. E anche le opposizioni (la proposta del Pd depositata in Senato converge per tanti versi con quella del Pdl: iter veloce per le leggi del Governo - 60 giorni come per i decreti - in cambio di maggiore spazio e visibilità per le proposte delle opposizioni).
La divergenza appare più di concezione politica. Laddove il premier sembra subire le regole della democrazia parlamentare come "lacciuoli" che imbrigliano l'azione di governo e impediscono di dare risposte in tempo reale ai problemi del Paese (si veda ad esempio l'irritazione per la frenata imposta dalle Regioni al piano casa), il presidente della Camera si erge a difensore del Parlamento come «contrappeso» esplicito e necessario al potere dell'Esecutivo. Dunque sì alla riforma dei regolamenti parlamentari - è il pensiero di Fini, che in questo interpreta anche il pensiero dell'opposizione - ma solo all'interno di una più ampia cornice di riforme: riduzione del numero dei parlamentari, istituzione del Senato federale, più poteri al premier a cominciare da quello di revocare i ministri. Insomma, la bipartisan "bozza Violante" più volte evocata.
È (anche) all'insegna di questa divergenza di fondo sul ruolo del Parlamento che nasce il Pdl. E Berlusconi non potrà ignorare a lungo questo contraddizione. Sentiremo i toni che sceglierà di usare sul tema delle riforme necessarie a modernizzare il Paese. Ad ogni modo Fini ha fatto capire che non starà a guardare e difenderà il ruolo del Parlamento e il metodo del dialogo con l'opposizione per arrivare a riforme istituzionali durature e condivise.