«È assurdo che l'ospedale dell'Aquila abbia subito danni tali da diventare inagibile». Non usa giri di parole Paolo Rocchi, ordinario di Consolidamento degli edifici storici all'Università La Sapienza di Roma e progettista del salvataggio della Basilica di San Francesco d'Assisi danneggiata dal sisma del 1997, per definire quella che anche agli occhi degli osservatori meno esperti è apparsa da subito come una contraddizione tale da suscitare polemiche e dubbi sul reale stato delle costruzioni danneggiate. Un edificio moderno, costruito meno di 15 anni fa e considerato "strategico" per portare soccorso in una delle aree a più alto rischio sismico d'Italia è stato duramente provato dal sisma, dichiarato inagibile e completamente evacuato in serata. «Non conosco direttamente il progetto - dice Rocchi -, ma è certo che un ospedale in cemento armato, anche se costruito 15 o 20 anni fa, non può subire danni così ingenti a seguito di un terremoto come quello che ha colpito ieri l'Abruzzo».
Si deve ipotizzare allora una carenza progettuale o costruttiva?
Ripeto, non conosco direttamente il progetto. Ma certo sono molto stupito che un ospedale costruito in cemento armato in una zona altamente sismica possa subire danni così seri da essere dichiarato inagibile. È assurdo. Sono cose che non dovrebbero più succedere. Anche se questo tipo di norme sono in continua evoluzione, negli anni '90 avevamo già avuto i terremoti del Friuli e dell'Irpinia e regole antisismiche esistevano già. E allora bisogna chiedersi: perché una struttura simile subisce danni così gravi?
La risposta?
La risposta è che non dovrebbe succedere. Dal 2003 in poi strutture come ospedali, prefetture, caserme sono considerati edifici strategici ai fini dell'emergenze post-sisma. Anche se la costruzione è precedente, ma è stata realizzata in cemento armato e, come sembra in questo caso, in presenza di una normativa antisismica, se progettata e realizzata a regola d'arte, "deve" resistere al terremoto.
Questo tipo di ragionamento vale anche per le costruzioni di tipo più semplice come le abitazioni? Testimoni raccontano di crolli di case realizzate in cemento armato.
Siamo alle solite. Dissi le stesse cose dopo il crollo di Vigna Jacobini avvenuto nel 1998 a Roma. Tagliamo la testa al toro. Se un edificio è stato costruito con criteri anti-sismici si può lesionare, ma deve rimanere in piedi anche di fronte a un terremoto iper-distruttivo, come non è stato in questo caso.
E se invece non è stato costruito secondo gli standard anti-sisimici?
A prescindere dai criteri anti-sismici, se progettato e costruito bene, un fabbricato in cemento armato di dimensioni contenute, resiste a un terremoto di medio-alta intensità. Si possono verificare lesioni limitate. Ma di certo non crolli. Invece dopo ogni evento calamitoso ci accorgiamo di edifici costruiti con calcestruzzi di bassa qualità, con armature lisce o non piegate, dunque tali da non garantire alcuna aderenza al cemento, insomma, realizzati senza tener conto delle più elementari regole del buon costruire.