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Maroni furibondo: «Indulto per oltre mille clandestini»

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8 aprile 2009

«Sono furibondo, anzi dire che sono furibondo é un eufemismo. La bocciatura del Parlamento per l'allungamento della detenzione nei Cie rischia di vanificare tutte le politiche di questo governo in materia di contrasto all'immigrazione clandestina». Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, nel corso di una conferenza stampa convocata al Viminale non trattiene la sua ira per l'approvazione a scrutinio segreto gli emendamenti del Pd e dell'Udc al decreto legge sicurezza che sopprimono l'articolo 5 del testo sull'esecuzione dell'espulsione degli immigrati. Poi nel pomeriggio è arrivato un rapido via libera al decreto sicurezza da parte della Camera, sostenuto dai voti dell'opposizione: al momento del voto finale sul decreto, infatti, erano presenti 405 deputati, dunque per il semaforo verde al provvedimento occorrevano 202 sì. Dal centrodestra, Lega assente, sono arrivati 192 sì, cioè dieci in meno del necessario. La clamorosa bocciatura è stata evitata grazie ai 205 voti favorevoli giunti dai tre gruppi dell'opposizione (Pd, Udc e Idv). Il provvedimento passa ora al Senato.

Maroni attacca il voto di Montecitorio. Per Maroni il ko alla Camera «rappresenta un irresistibile richiamo a riprendere con maggiore vigore gli sbarchi in Italia». La bocciatura dell'articolo 5 «è un vero e proprio indulto per i clandestini consentito dal Pd, dall'Udc e da alcuni franchi tiratori della maggioranza». E annuncia che nel giro di due settimane «1038 clandestini, la maggior parte dei quali tunisini, saranno liberi e renderanno meno sicure le nostre città. E- continua- nelle successive due settimane, a causa di questo voto scellerato, dovremmo liberare altri 277 clandestini».

Serve l'impegno di Berlusconi sulle scelte di Governo. E annuncia che domani mattina, prima del Consiglio dei ministri, intende incontrare il premier Silvio Berlusconi «per chiarire se quella del Governo é ancora una politica di rigore sull'immigrazione». Chiederà al premier un impegno personale per reintrodurre al Senato la norma che consente la detenzione dei clandestini nei Cie fino a sei mesi, misura cancellata oggi dal voto della Camera. «Ammetto- ha detto Maroni- che io non riesco a convincere la maggioranza, spero ci riesca il capo del Pdl: i tempi tecnici per modificare il decreto ci sono, basta chiedere ai presidenti delle camere il sacrificio di tenerle aperte per tre giorni», visto che la settimana prossima il Parlamento é chiuso perché deputati e senatori «vanno in vacanza per Pasqua».

Il Capo della Polizia Manganelli: ci accontentiamo del cartellino rosso dell'espulsione. «Il segnale del "tutti fuori" è quello che i trafficanti di uomini aspettavano», ha sottolineato il capo della Polizia, Antonio Manganelli, al Viminale, accanto al ministro dell'Interno Roberto Maroni. «Risulta processualmente - ha spiegato Manganelli - che le organizzazioni criminali gestiscono il traffico dei clandestini scandendolo sulla base delle attese che hanno riguardo alla rimessa in libertà. Il rimpatrio con soli due mesi di permanenza nei Cie - ha sottolineato - è impossibile: questo è un dato tecnico». Senza rimpatri, ha aggiunto, «ci accontentiamo del cartellino rosso dell'espulsione, che però non è come nel calcio, perchè quasi mai i clandestini lasciano il campo». (N.Co.)

8 aprile 2009
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